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CDP: la "holding cassaforte" di Stato – Docupost 5

di Gabriele Iuvinale

Come abbiamo visto nei post precedenti, l’attività della Cassa Depositi e Prestiti per molti anni è stata simile a quella degli istituti di credito. In pratica CDP, attraverso la rete degli sportelli postali, raccoglieva depositi e altri fondi dal pubblico offrendo finanziamenti alle amministrazioni pubbliche (1).

Tutto ciò fino al 2003. Ma con il decreto-legge 30 settembre 2003, n. 26,9 la Cassa subisce la prima importante trasformazione: da ente pubblico economico diventa società per azioni. Ad essere precisi, cambia pelle diventando (anche) una vera e propria holding di partecipazioni (2).

Al comma 8 dell'articolo 5 si dice, infatti, che CDP S.p.a. assume partecipazioni e svolge le attivita', strumentali, connesse e accessorie.

Dunque, la norma ha consentito a CDP di assumere, con decreto del MEF, partecipazioni societarie; a sua volta lo Stato è stato legittimato a trasferire partecipazioni, anche indirette, alla Cassa.

IL DL 269/2003 e lo Statuto, però, prevedono che la Cassa possa investire solo in società in condizioni di stabile equilibrio economico finanziario e patrimoniale, con adeguate prospettive di crescita e redditività. Come è stato fatto notare, il salvataggio di aziende in crisi non rientrava, originariamente, tra i fini della Cassa, anche perché in tal caso potrebbe porsi un serio problema di aiuti di Stato (2).

Sussistendo la necessità di ridurre il debito pubblico, con questa disposizione lo Stato ha potuto cedere a CDP un primo pacchetto di azioni di società privatizzate di cui deteneva ancora il controllo (10,35% di Enel; 10% di Eni; 35 % di Poste Italiane per un corrispettivo di oltre 10 miliardi di euro - la situazione attuale delle partecipate è visionabile qui).

Per lo svolgimento di queste attività, CDP utilizza i fondi sotto forma di libretti e buoni postali garantiti dallo Stato e distribuiti attraverso Poste Italiane S.p.A., e fondi provenienti dall’emissione di altri titoli che possono essere garantiti dallo Stato.

Va ricordato che sempre nel 2003, CDP è stata riclassificata da Eurostat come intermediario finanziario, compreso nel settore delle “Società Finanziarie”, uscendo così dal perimetro delle Pubbliche Amministrazioni. A sua volta, la BCE ‐ rilevando che lo Statuto impone a CDP di operare come market unit e che la garanzia dello Stato sulla raccolta postale può ritenersi di “ultima istanza” ‐ l’ha ricompresa tra le Istituzioni Finanziarie Monetarie, come la francese CDC, la tedesca KfW, e la BEI (3)

Nel 2011, poi, con il DL 34/2011 il legislatore ha ulteriormente ampliato il raggio di azione di CDP.

L’art. 7, infatti, ha consentito alla Cassa di assumere partecipazioni in società di rilevante interesse nazionale, in termini di strategicità del settore, di operatività, di livelli occupazionali, di entità di fatturato ovvero di ricadute per il sistema economico produttivo del paese, e che risultino in una stabile situazione di equilibrio finanziario patrimoniale ed economico e siano caratterizzate da adeguate prospettive di redditività. Tali partecipazioni possono essere acquisite anche attraverso veicoli societari o fondi di investimento partecipati dalla medesima Cassa, ed eventualmente da società private o controllate dallo Stato o enti pubblici.

Sono considerate di “rilevante interesse nazionale” (secondo il decreto del Ministro dell’Economia e delle Finanze del 3 maggio 2011, abrogato e sostituito dal decreto del MEF del 2 luglio 2014), le imprese che operano nei seguenti settori:

  • difesa

  • sicurezza

  • infrastrutture

  • trasporti

  • comunicazioni

  • energia

  • assicurazioni e intermediazione finanziaria

  • ricerca e innovazione ad alto contenuto tecnologico

  • pubblici servizi

  • turistico-alberghiero

  • agroalimentare

  • gestione dei beni culturali e artistici

Al di fuori di questi settori, sono considerate di “rilevante interesse nazionale” anche le imprese che, cumulativamente, presentano un fatturato annuo netto non inferiore a 300 milioni di euro e un numero medio di dipendenti non inferiore a 250 unità.

La dimensione può essere ridotta del 20%, fino a 240 milioni di euro di fatturato e 200 dipendenti, nel caso di società le cui attività siano rilevanti in termini di indotto e producano benefici per il sistema economico-produttivo nazionale, anche in termini di presenza di stabilimenti produttivi sul territorio.

Sono considerate di rilevante interesse nazionale anche le società che, seppur non costituite in Italia, operano nei settori di cui sopra e dispongono di società controllate o stabili organizzazioni nel territorio nazionale che cumulativamente presentano un fatturato annuo netto non inferiore a 50 milioni di euro e un numero medio di dipendenti non inferiore a 250 unità.

Sulla base del DL 34/2011, nello stesso anno è stato costituito il Fondo strategico italiano (FSI) partecipato da CDP e da Banca d’Italia con un capitale iniziale di 4,4, miliardi. Il Fondo, poi, nel 2016 ha mutato denominazione in CDP Equity Spa, mentre Banca d'Italia ha receduto dal capitale. Attualmente CDP Equity è una holding di partecipazioni del Gruppo Cassa depositi e prestiti e possiede anche partecipazioni di maggioranza e minoranza in alcune SGR specializzate in vari ambiti: CDP Venture Capital, Fii nel private equity e nel private debt, FSI nel private equity, F2i negli investimenti in infrastrutture, 4R dedicata al rilancio di aziende.


CDP opera anche nel campo dell'energia rinnovabile attraverso il Fondo Marguerite (4), mentre nelle infrastrutture dei paesi della sponda Sud del Mediterraneo attraverso il Fondo Inframed (5)

Nel settore immobiliare opera, invece, tramite il Fondo investimenti per la valorizzazione (FIV) e CDP immobiliare Srl e nel social housing attraverso il Fondo investimenti per l’abitare (FIA) (6).

Nel 2012 a CDP sono state trasferite altre partecipazioni azionarie detenute dallo Stato in Sace S.p.a. (7) Simest s.p.a (8) e Fintecna S.pa (9).

Nel 2016 dall’unione di SACE e SIMEST è nato il Polo dell’export e dell’internazionalizzazione, specializzato nel sostegno alle imprese italiane nei mercati esteri.


CDP, inoltre, partecipa al Fondo Atlante che ha la funzione di sostenere le banche italiane nelle operazioni di cartolarizzazione e di facilitare la gestione dei crediti in sofferenza mediante l’acquisto di crediti deteriorati ed anche al fondo denominato Italian Recovery Fund, attualmente coinvolto nella cartolarizzazione di crediti deteriorati di molte banche italiane.

Alla luce di tutte queste attività, in passato si è posto il dubbio se CDP potesse partecipare anche alla ristrutturazione ed al rilancio di aziende in crisi, come l'ILVA o l'Alitalia. Ma ciò avrebbe creato non pochi problemi. E' stato, infatti, giustamente rilevato che un intervento diretto di CDP in aziende in crisi avrebbe esposto la Cassa alla possibilità di riclassificazione da parte di Eurostat, ad un possibile intervento di vigilanza da parte di Banca d’Italia, e anche, affatto da escludersi, ad un rischio di danno erariale (2).

Il problema è stato allora risolto con la partecipazione di CDP, come socio di capitale, in un veicolo societario ad hoc, con regole di governance che separassero i soci di capitale, investitori istituzionali, dalla gestione degli operatori professionali di turnaround (2).

In particolare, con l’art. 7 del Decreto Legge n. 3 del 24.01.15 è stata disposta la promozione della sottoscrizione del capitale di una nuova spa denominata “Società di servizio per la patrimonializzazione e la ristrutturazione delle imprese” per la patrimonializzazione, la ristrutturazione e il consolidamento industriale delle imprese italiane con temporanei squilibri patrimoniali o finanziari ma aventi adeguate prospettive industriali e di mercato.

La norma prevede due tipologie di investitori: quelli definiti “Garantiti” che possono arrivare sino fino al 70% del capitale e quelli “non Garantiti”, con almeno il 30% del capitale della Società. Il capitale della società è composto da azioni di diverse classi al fine di tenere insieme investitori con profili assai differenti. Gli investitori istituzionali possono godere della garanzia dello Stato ma hanno poteri di governance ridotti, mentre gli operatori professionali specializzati hanno poteri decisionali in ordine alla selezione degli interventi di ristrutturazione. Nel 2015, CDP ha messo a disposizione un miliardo di euro per la partecipazione al capitale di tale società (2).

Sempre nel 2015, la Commissione Europea ha approvato una Comunicazione dal titolo “Lavorare insieme per la crescita e l’occupazione: il ruolo delle banche nazionali di promozione a sostegno del piano di investimenti per l’Europa.” L'anno precedente l'Organo esecutivo europeo aveva lanciato un piano di investimenti per l'Europa volto a mobilitare in tre anni almeno 315 miliardi di euro per investimenti pubblici e privati aggiuntivi nell'economia reale e a supplire ai possibili fallimenti del mercato del credito. L'attuazione del piano veniva affidata principalmente alla Commissione in collaborazione con la BEI (come partner strategico) e, soprattutto, alle cosiddette “banche nazionali di promozione”.

La Commissione Europea ha individuato nella KfW tedesca, nella Caisse des Dépôts et Consignations francese, nella Cassa Depositi e Prestiti italiana, nell'Instituto de Crédito Oficial spagnola, nellla Green Investment Bank e nella British Business Bank del Regno Unito, le principali banche nazionali di promozione. Sulla scia di queste, anche Portogallo, Irlanda, Grecia e Lettonia hanno istituto recentemente banche nazionali di promozione.

CDP ha ottenuto la qualifica di Istituto Nazionale di Promozione con l’art. 1 comma 826 della l. n. 208 del 2015 (legge di stabilità 2016).

Ai sensi nella normativa sovranazionale, per banca nazionale di promozione si intende un'entità giuridica che espleta attività finanziarie su base professionale, cui è stato conferito un mandato da uno Stato membro o da un'entità dello Stato membro, a livello centrale, regionale o locale, per svolgere attività di sviluppo o di promozione, conformemente all'articolo 2, punto 3, del regolamento relativo al FEIS”, il Fondo Europeo per gli Investimenti Strategici.

Infine, a seguito del regolamento (UE) n. 9662012 del 25 ottobre 2012, le banche nazionali di promozione possono assumere la funzione di entità delegata (come la BEI) per gli strumenti finanziari dell’UE a gestione centralizzata. E questa possibilità diventerà particolarmente rilevante nell’attuazione del nuovo piano europeo Next Generation EU.


Note

  1. La concorrenza tra raccolta bancaria e raccolta postale. In Quaderni di storia economica a cura di Banca d'Italia - Nuove serie storiche sull’attività di banche e altre istituzioni finanziarie dal 1861 al 2011: che cosa ci dicono? di R. De Bonis, F. Farabullini, M. Rocchelli e A. Salvio – 2012

  2. La Cassa Depositi e Prestiti: holding di partecipazioni, banca nazionale di promozione o operatore del turnaround industriale? Pubblicato il 03.11.2020 da Andrea Pisaneschi, Professore ordinario di Diritto Costituzionale nel Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Siena.

  3. La Cassa Depositi e Prestiti nell’economia sociale di mercato – Franco Bassanini 2012.

  4. A fine 2009 CDP, insieme ad altre primarie istituzioni finanziarie europee, ha investito in qualità di core Sponsor nel Fondo Marguerite I, un fondo chiuso di investimento lussemburghese a capitale variabile con approccio pan-europeo, che mira ad agire come catalizzatore di investimenti in progetti infrastrutturali. In particolare, il fondo ha come obiettivo l’investimento, di tipo equity o quasi-equity, in infrastrutture prevalentemente greenfield con focus sui settori del trasporto (TEN-T) e dell’energia (TEN-E), nonché dell’energia rinnovabile. Il Fondo Marguerite I ha raggiunto il proprio target d’investimento contribuendo a realizzare 20 progetti infrastrutturali in 12 stati membri dell’Unione. Tra i principali progetti realizzati da Marguerite si ricordano: parchi eolici offshore in Belgio e Germania; parchi eolici onshore in Romania e Svezia; impianti ad energia solare in Francia, e a biomasse in Portogallo; impianto di termovalorizzazione in Polonia; infrastrutture di trasporti in Croazia, Irlanda, Italia e Spagna; progetti per le infrastrutture digitali in Francia e Italia; strutture per la trasmissione e lo stoccaggio di gas in Lettonia. A fine 2017 è stato lanciato il Fondo Marguerite II, successor fund del fondo Marguerite I, che perseguirà una strategia di investimento similare - con focus sul segmento greenfield e approccio pan-europeo - e favorirà il lancio di nuovi progetti infrastrutturali e l’espansione di progetti esistenti in linea con gli obiettivi del Piano di Investimenti per l’Europa. I principali ambiti di intervento riguarderanno: la riduzione delle emissioni di CO2 da perseguire attraverso investimenti in efficienza energetica e energie rinnovabili; l’ottimizzazione delle reti di trasporto e miglioramento della sicurezza negli approvvigionamenti di energia; l’aumento dell’accesso alle reti internet ad alta velocità. Inoltre, il fondo si occuperà di finanziare progetti innovativi in ottica green contribuendo alla transizione verso una low-carbon economy. Il Fondo Marguerite II ha raccolto impegni di sottoscrizione pari a 705 milioni di euro, di cui 100 milioni di euro ciascuno da CDP e dai principali Istituti Nazionali di Promozione europei, per complessivi 500 milioni, e 200 milioni di euro dalla Banca Europea per gli Investimenti, di cui 100 milioni garantiti dal Fondo Europeo per gli Investimenti Strategici (EFSI).

  5. InfraMed Infrastructure è un veicolo di investimento a lungo termine lanciato nel maggio 2010. Con un impegno di 385 milioni di euro, è il più grande veicolo di investimento dedicato alle infrastrutture nell'area del Mediterraneo. InfraMed è stato creato congiuntamente da cinque grandi investitori:Cassa Depositi e Prestiti (Italia),Caisse des Dépôts et de Consignations (Francia), La Banca europea per gli investimenti, Caisse de Dépôts et de Gestion (Marocco), EFG Hermes (Egitto)

  6. CDP Immobiliare Società di Gestione del Risparmio S.p.A. (CDPI Sgr) è una società di gestione del risparmio costituita il 24 febbraio 2009 per iniziativa di Cassa depositi e prestiti S.p.A., unitamente ad ACRI - Associazione di Fondazioni e di Casse di Risparmio S.p.A. e ad ABI - Associazione Bancaria Italiana. Il capitale di CDPI Sgr è dunque detenuto, a partire dalla sua istituzione, per il 70% da CDP S.p.A. e per il 15% ciascuna dall’ACRI e dall’ABI. CDPI Sgr è sottoposta all’attività di direzione e coordinamento di CDP S.p.A.. CDPI Sgr gestisce:

  • il Fondo Investimenti per l’Abitare(FIA), fondo d’investimento alternativo immobiliare riservato, operante nel settore dell’edilizia privata sociale (social housing) con la finalità di incrementare sul territorio italiano l’offerta di alloggi sociali per la locazione a canone calmierato e la vendita a prezzi convenzionati, a supporto ed integrazione delle politiche di settore dello Stato e degli enti locali.

  • Il Fondo FIA2 fondo d’investimento alternativo immobiliare riservato, operante nei settori dello smart housing, dello smart working e a supporto della ricerca, innovazione, tecnologia, istruzione e formazione.

  • Il “Fondo Investimenti per la Valorizzazione” (FIV), fondo d’investimento alternativo immobiliare multicomparto riservato, articolato nel Comparto Plus e nel Comparto Extra , che operano per stimolare e ottimizzare i processi di dismissione di patrimoni immobiliari da parte di enti pubblici società da questi ultimi controllate, anche indirettamente, e per lo sviluppo del patrimonio immobiliare riferibile alle società del Gruppo CDP.

  • Il Fondo Investimenti per il Turismo (FIT) e il Fondo Turismo1, fondi d’investimento alternativi immobiliari riservati, dedicati a investimenti nei settori turistico, alberghiero, delle attività ricettive in generale e delle attività ricreative.

(7) SACE è una società per azioni con unico socio Cassa depositi e prestiti specializzata nel sostegno alle imprese e al tessuto economico nazionale attraverso un’ampia gamma di strumenti e soluzioni a supporto della competitività in Italia e nel mondo. Detiene, da settembre 2016, il 76% del capitale di SIMEST. SACE detiene inoltre il 100% delle azioni di SACE Fct, società per azioni operante nel factoring e di SACE BT, società per azioni attiva nei rami Credito, Cauzioni e Altri danni ai beni. SACE BT a sua volta detiene il 100% del capitale di SACE SRV, società a responsabilità limitata specializzata nelle attività di recupero del credito e di gestione del patrimonio informativo.

(8) SIMEST è la società del Gruppo Cassa depositi e prestiti che dal 1991 sostiene la crescita delle imprese italiane attraverso l’internazionalizzazione della loro attività. Azionisti sono SACE, che la controlla al 76%, e un nutrito gruppo di banche italiane e associazioni imprenditoriali. Affianca l’impresa per tutto il ciclo di espansione all’estero, dalla prima valutazione di apertura ad un nuovo mercato, all’espansione attraverso investimenti diretti. Opera attraverso finanziamenti per l’internazionalizzazione, il supporto del credito alle esportazioni e la partecipazione al capitale di imprese. Opera con i Fondi UE. SIMEST, insieme a SACE, fa parte del Polo dell'Export e dell'Internazionalizzazione del Gruppo CDP, un unico punto di contatto per le imprese che vogliono competere e crescere a livello internazionale. Aderisce al network EDFI- European Development Financial Institutions, ed è partner delle principali istituzioni finanziarie mondiali.

(9) Fintecna, società interamente partecipata dalla Cassa depositi e prestiti S.p.A., ha per oggetto:

- l'assunzione, gestione e dismissione di partecipazioni in Società o Enti, operanti in Italia ed all'Estero nei settori industriale, immobiliare e dei servizi, che risultino in una stabile situazione di equilibrio finanziario, patrimoniale ed economico e siano caratterizzati da adeguate prospettive di redditività, nonché la gestione e dismissione di partecipazioni, già possedute, in Società o Enti in genere, ivi compresi quelli in stato di liquidazione, operanti in Italia ed all'Estero nei settori industriale, immobiliare e dei servizi, nonché il compimento di attività di servizio connessa alla gestione di società, enti e aziende in genere, anche afferente a processi di liquidazione; il tutto, comunque, con esclusione di qualsiasi attività finanziaria nei confronti del pubblico; - l’acquisto e l’alienazione di beni immobili di qualunque genere o destinazione, lo svolgimento di operazioni e negozi giuridici di qualunque natura riguardanti gli stessi, ivi compresa la locazione, l’affitto, la concessione in godimento ed il rilascio di garanzie reali, il tutto sia in Italia che all’Estero, sia in proprio che per conto terzi. Più in particolare l'azione di Fintecna si caratterizza nelle seguenti linee di attività: gestione delle partecipazioni, attraverso una costante azione di indirizzo, coordinamento e controllo sia delle società con prospettive di uscita dal portafoglio (privatizzazioni-liquidazioni), sia delle partecipazioni destinate ad una permanenza più duratura nel contesto societario Fintecna, nell'ottica di valorizzare le relative attività; gestione "specializzata" di processi di liquidazione, finalizzata a perseguire economie di tempi, nonchè ad ottimizzare risorse e risultanze delle relative attività liquidatorie assicurando al contempo il più conveniente realizzo del patrimonio e l'attenta cura delle problematiche occupazionali.

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