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Draghi e la legge di Gresham

Gabriele Iuvinale

Mario Draghi è la persona giusta al momento giusto. E lo è per l'Italia come per l'Unione Europa.

Recovery plan, riforme nazionali, ma anche riscrittura delle regole sul patto di stabilità e crescita, nuova fiscalità europea e rinnovate competenze della BCE, sono alcune delle questioni sul tavolo che dovranno essere affrontate.


I fascicoli aperti sono tanti e bisognerà soprattutto lavorare velocemente ed in modo ordinato. Tuttavia, la loro gestione non è affatto semplice. Richiede elevate competenze e grandi capacità di analisi anche prospettiche. Ma lui, Draghi, queste qualità le possiede tutte. Ed in questo momento può rappresentare, indubbiamente, quella “moneta” buona in grado si scacciare la “cattiva”. L'antidoto alla legge di Gresham, in grado di alzare anche l'asticella della qualità della classe politica. "SuperMario", poi, è un profondo conoscitore dei mali endemici del nostro Paese.

Egli sa benissimo, ad esempio, che l'inefficienza della giustizia civile rappresenta un freno notevole alla crescita economica. Ma è anche un problema serio per gli istituti di credito. Una grana che va affrontata subito. E qui entra in ballo un'ulteriore incognita. L’aumento dei crediti deteriorati, i cosiddetti non-performing loans, NPL (crediti scaduti, inadempienze probabili e sofferenze).

Questo sarà il principale rischio che le banche italiane dovranno fronteggiare. Una bomba da disinnescare al più presto.

E le principali cause che ne rendono difficile la riduzione hanno origini note: eccessiva durata della giustizia civile e fragile solidità delle imprese.

Proprio il Governatore di Banca d’Italia, Ignazio Visco, nella sua recente audizione presso la Commissione parlamentare d'inchiesta sul sistema bancario e finanziario, è stato chiaro al riguardo: bisogna intervenire subito. Non c'è più tempo da attendere.

A causa del fortissimo impatto della crisi pandemica sull’attività economica, le ricadute sui debitori, e quindi sui bilanci delle banche, saranno significative. Secondo stime di mercato, il flusso complessivo degli NPL, attribuibile alla crisi, sarebbe compreso tra i 60 e i 100 miliardi, a seconda dello scenario macroeconomico. Date le caratteristiche dell’attuale fase congiunturale, ha precisato però Visco, qualunque stima riguardante i futuri NPL deve essere interpretata con particolare cautela. Molto dipenderà dall’intensità della ripresa, e quindi da fattori quali l’andamento della pandemia, la vitalità del tessuto produttivo, la capacità di sfruttare appieno il programma Next Generation EU.

Ed ecco che le competenze di Draghi vengono, nuovamente, chiamate in causa. Serve un Recovery plan all'altezza, accompagnato da interventi risolutivi su più fronti. Fronti, sui quali, afferma Visco, ulteriori misure sarebbero desiderabili per risolvere una volte per tutte il problema degli NPL.

Ecco cosa suggerisce Banca d'Italia.


La riduzione dei tempi della giustizia civile

Nel confronto internazionale la posizione dell’Italia è critica. Secondo i dati pubblicati da un recente studio condotto dalla Commissione europea per l’efficacia della giustizia del Consiglio d’Europa , per una sentenza di primo grado nel settore civile e commerciale sono mediamente necessari 527 giorni in Italia, contro una media europea di 233. Per una sentenza definitiva di terzo grado bisogna attendere oltre 1.200 giorni.

Anche secondo uno studio dell'Autorità Bancaria Europa, che dal 2011 ha il compito di sorvegliare il mercato bancario europeo, è emerso che le banche italiane hanno registrato i tempi di recupero (dall’inizio della procedura giudiziale alla data in cui sono avvenuti gli ultimi recuperi) in assoluto più elevati per i crediti verso PMI (6,4 anni, a fronte di una media europea di 3,3) e tempi sempre superiori alla media europea per le altre tipologie di crediti deteriorati (crediti verso imprese diverse da PMI, crediti assistiti da garanzia immobiliare, crediti verso clientela al dettaglio).

Inoltre, secondo i dati pubblicati dal Ministero della Giustizia, nel 2019 la durata media effettiva delle procedure esecutive immobiliari va da un minimo di 2,9 anni in alcuni distretti di Corte di Appello a un massimo di 9,8 anni in altri. Idem per le procedure di fallimento che vanno da un minimo di 4,8 anni a un massimo di 17.

Visco, quindi, ha ribadito che è necessario intervenire alla radice per accelerare i tempi della giustizia civile, incidendo sulla causa prima dell’accumulo di crediti deteriorati nei bilanci delle banche e degli altri intermediari finanziari. Miglioramenti su questo fronte andrebbero a beneficio sia delle banche sia delle imprese creditrici.

Tutto ciò consentirebbe, quindi, anche di avviare in modo rapido procedure di ristrutturazione d’impresa o procedere al recupero dei crediti. I tempi della giustizia giocano, altresì, un ruolo fondamentale nella fissazione del prezzo offerto dagli acquirenti di NPL nelle operazioni di cessione. Servono anche efficaci procedure di ristrutturazione d’impresa che si tradurrebbero, oltre che in minori NPL, in maggiore produzione e occupazione.


Utilizzo maggiore delle GACS

Il ricorso alle operazioni di cartolarizzazione di posizioni in sofferenza è stato lo strumento principale utilizzato dalle banche per la cessione dei crediti in sofferenza. La garanzia pubblica sui titoli di classe senior (cosiddetta Garanzia Cartolarizzazione Sofferenze, GACS) si è dimostrata un valido strumento nella realizzazione di tali operazioni. Nel 2019, circa il 90 per cento del valore delle sofferenze cedute per mezzo di cartolarizzazioni era assistito da GACS.

Sarebbe, dunque, opportuna una loro estensione.


Istituzione di società di gestione dei crediti deteriorati (AMC)

Banca d'Italia chiede che si compiano passi avanti nell’istituzione di società di gestione dei crediti deteriorati (AMC). La questione, tuttavia, è di competenze europea dove oramai da tempo si discute dell’ipotesi di creare un network tra AMC nazionali. Il tema è stato anche ripreso in un documento pubblicato lo scorso dicembre dalla Commissione europea.

Tuttavia, permangono problemi irrisolti. La costituzione di una AMC nazionale sarebbe, infatti, ancora soggetta ai vincoli imposti dalla normativa europea in essere prima della pandemia e ribaditi dalla Commissione europea nel 2018. In caso di cessione di crediti deteriorati a una AMC pubblica a prezzi superiori a quelli “di mercato”, ad esempio, sarebbe necessario imporre la condivisione delle perdite agli azionisti e ai creditori. E questa condizione scoraggia del tutto il ricorso a questo strumento.


Maggiore solidità delle imprese non finanziarie

E' noto che le misure di sostegno adottate di recente dal Governo Conte finiranno per accrescere in misura eccessiva l’indebitamento delle imprese. Come indica un recente studio di Banca d'Italia, le imprese italiane rimangono, purtroppo, caratterizzate da una elevata incidenza dei debiti bancari sul totale dei debiti finanziari. E' necessario, quindi, intervenire attraverso un ampliamento e un rafforzamento delle misure volte a favorire la patrimonializzazione delle imprese e a riequilibrarne la struttura finanziaria.


Servirà Mario Draghi, appunto.

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