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Italia ultima in Ue per competenze digitali: investire lì per lavorare

di Gabriele Iuvinale

Le competenze digitali nella forza di lavoro sono sempre più importanti e spesso sono già richieste per diverse professioni. Gli adulti che non hanno queste competenze di base si troveranno in difficoltà nella vita lavorativa e privata. Questo problema riguarda tutti, ma in particolare gli adulti più anziani, meno istruiti e disoccupati.

E secondo dati europei DESI del 2019, l'Italia si colloca all'ultimo posto in classifica.

Una situazione drammatica, intimamente connessa a quella dei noti problemi riguardanti l'istruzione scolastica.

Per questo servono investimenti consistenti. La Commissione Europea lo ha capito ed è pronta a supportare gli Stati con almeno 48 miliardi di euro all'anno per il periodo 2021/2027.


Le competenze statali ed europee

Sul piano giuridico, gli Stati hanno una responsabilità primaria in materia di sistemi di istruzione e formazione professionale. La politica dell’UE è progettata per sostenere interventi negli Stati membri ai sensi degli articoli 165 e 166 del Trattato sul funzionamento dell’UE.

Tuttavia, da tempo l’UE tiene in considerazione la problematica del divario digitale e ha adottato una serie di provvedimenti per sostenere gli Stati nell’ovviare al livello insufficiente di competenze digitali di base.

Negli ultimi anni, però, i progressi per ridurre il "divario digitale" all'interno dell'Unione Europea sono stati scarsi, afferma la Corte dei Conti europea.

La pandemia da COVID‐19, poi, ha ulteriormente enfatizzato l’importanza delle competenze digitali.


Cosa si intende per “competenze digitali di base”?

Esistono varie definizioni di competenze o capacità digitali, nonché vari termini che sono spesso usati come sinonimi: ad esempio, “alfabetizzazione digitale”, “competenza digitale”, “competenze nell’ambito delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC)” e “competenze informatiche”. Nel maggio 2018, il Consiglio dell’UE ha definito la competenza digitale come presupponente “l’interesse per le tecnologie digitali e il loro utilizzo con dimestichezza e spirito critico e responsabile per apprendere, lavorare e partecipare alla società. Essa comprende l’alfabetizzazione informatica e digitale, la comunicazione e la collaborazione, l’alfabetizzazione mediatica, la creazione di contenuti digitali (inclusa la programmazione), la sicurezza (compreso l’essere a proprio agio nel mondo digitale e possedere competenze relative alla cibersicurezza), le questioni legate alla proprietà intellettuale, la risoluzione di problemi e il pensiero critico”.


Il divario digitale

Come conseguenza di questo gap, gli adulti con un livello inferiore di competenze digitali fanno più difficoltà a trovare un lavoro e, quando lo trovano, guadagnano meno degli adulti con competenze digitali più elevate.

L’analisi dell’OCSE mostra che la domanda di competenze digitali di base è aumentata nella maggior parte dei Paesi. Molti lavoratori fanno regolare uso delle TIC, senza disporre di adeguate competenze in tale campo: in media, più del 40 % dei lavoratori che utilizza giornalmente un software da ufficio non ha competenze sufficienti per utilizzarlo in modo efficace.

Nella comunicazione “Plasmare il futuro digitale dell’Europa” del febbraio 2020, la Commissione ha evidenziato che per oltre il 90 % dei posti di lavoro sono richieste competenze digitali almeno di base, ma che la necessità di competenze digitali va ben al di là del mercato del lavoro.

Nel 2019, il 35 % della forza di lavoro dell’UE (ovvero le persone già occupate o in cerca di lavoro) di età compresa fra i 25 e i 64 anni, equivalente a più di 75 milioni di persone, non possedeva competenze digitali almeno di base (o non è stato possibile valutarne le competenze, perché non avevano utilizzato Internet nei tre mesi precedenti).

Ed all’interno dell’UE esiste una differenza considerevole tra gli Stati membri.





L'indice di digitalizzazione dell’economia e della società (DESI)

Nel 2014 la Commissione europea ha introdotto l’indice di digitalizzazione dell’economia e della società, cosiddetto DESI. E' un indice composito che misura la performance digitale dell’UE e monitora i progressi degli Stati in materia di competitività digitale. Una delle cinque “dimensioni” del DESI riguarda il “capitale umano”. Essa tiene conto delle competenze digitali sia di base che avanzate, entrambe considerate essenziali per l’economia europea.

E l'Italia come si colloca nella classifica europea 2019?

Ultima, purtroppo.



Agenda per le competenze per l’Europa - 20121 / 2027

Per il nuovo periodo 2021‐2027, con l’agenda per le competenze per l'Europa la Commissione ha stabilito per la prima volta un obiettivo specifico di aumento della percentuale di cittadini con competenze digitali di base, dal 56% nel 2019 al 70 % nel 2025.

Per conseguire tali ambiziosi obiettivi, la Commissione stima che siano necessari 48 miliardi di euro all’anno in tutto a carico dei settori pubblico e privato. Nell’agenda vengono menzionati nove fondi dell’UE come possibili fonti di finanziamento. I principali sono il dispositivo per la ripresa e la resilienza con una dotazione totale pari a 673,3 miliardi di euro, l’FSE+ con 87,9 miliardi di euro e l'Erasmus con 23,4 miliardi di euro.


Raccomandazione del Consiglio per rafforzare la garanzia per i giovani

Ai programmi previsti, si aggiunge anche la garanzia per i giovani dell’UE che è un impegno assunto dagli gli Stati a fare in modo che tutti i giovani di età inferiore a 25 anni ricevano un’offerta qualitativamente valida di lavoro, proseguimento degli studi, apprendistato o tirocinio entro un periodo di quattro mesi dall’inizio della disoccupazione o dall’uscita dal sistema d’istruzione formale. A novembre scorso, il Consiglio ha rafforzato la propria raccomandazione del 2013, tra l’altro, ampliando le fasce di età per includere tutti i giovani di età inferiore ai 30 anni.

Il Consiglio ha, inoltre, raccomandato agli Stati ad avvalersi del DigComp per valutare le competenze digitali di tutti i giovani che non hanno un lavoro, né seguono un percorso scolastico o formativo che si registrano nell’ambito della garanzia per i giovani, affinché tutti i giovani che ne hanno la necessità ricevano una apposita formazione per migliorare le competenze digitali.


Conclusioni - La situazione italiana

La questione delle scarse competenze digitali è tragicamente connessa a quella relativa all'istruzione scolastica.

La Commissione europea, anche nelle raccomandazioni del febbraio 2020, continua a ricordarci che rispetto alla media UE, l'Italia ha un tasso molto più elevato di giovani che abbandonano la scuola precocemente e hanno risultati insufficienti, in particolare nel Sud. Rispetto alla media UE, la percentuale di persone che hanno completato il ciclo di istruzione superiore rimane bassa ed è ancora insufficiente il numero di laureati nei settori tecno-scientifici. E la carenza di competenze digitali di base e avanzate desta serie preoccupazioni. Manca un approccio organico in materia di miglioramento delle competenze, riqualificazione professionale e partecipazione degli adulti all'apprendimento.

Insomma, c'è un enorme lavoro da fare ed il Recovery Plan potrà essere la base di partenza.


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