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Immagine del redattoreNicola Iuvinale

La Cina è oggi la "minaccia più probabile" per gli Stati Uniti in un conflitto militare

Nell'ascesa globale del violento autoritarismo sino-russo, il nuovo documento strategico del Pentagono (NDS), identifica chiaramente il nemico n. 1. E non è la Russia


Geopolitics and national interest


di Nicola Iuvinale

La Cina è stata identificata come la "minaccia" numero uno per gli Stati Uniti, nella nuova strategia di difesa nazionale (NDS), elaborata dal Pentagono ed inviata al Congresso.

L'intero documento è ancora classificato top secret, scrive Dave DeCamp di Antiwar, ma il Pentagono ha rilasciato una scheda informativa sul documento, in cui si afferma che "agirà con urgenza per sostenere e rafforzare la deterrenza, con la Repubblica popolare cinese (RPC), come il concorrente strategico del Dipartimento."

La strategia di difesa nazionale dell'amministrazione Biden continuerà, quindi, a dare la priorità al regime comunista cinese, come la principale sfida per la nazione.

La scheda informativa è stata pubblicata il 28 marzo, lo stesso giorno in cui il Pentagono ha presentato al Congresso la NDS.

Ha fatto immediatamente seguito, alla presentazione del budget per la difesa, proposto dall'amministrazione, di 773 miliardi di dollari per il 2023, incentrato sulla Cina come sfida prioritaria.

La scheda informativa delinea quattro priorità per il Pentagono:

  1. difendere la patria, di pari passo con la crescente minaccia multidominio rappresentata dalla RPC;

  2. dissuadere gli attacchi strategici contro Stati Uniti, alleati e partner;

  3. dissuadere l'aggressione, pur essendo pronto a prevalere nel conflitto quando e se necessario, dando la priorità alla sfida della RPC nell'Indo-Pacifico e alla sfida della Russia in Europa;

  4. costruire una forza congiunta resiliente e un ecosistema di difesa

Il Pentagono afferma che mentre la Cina è al centro dell'attenzione, la Russia pone "acute minacce" a causa della sua invasione dell'Ucraina.

"Collaboreremo con i nostri alleati e partner della NATO per rafforzare una forte deterrenza di fronte all'aggressione russa", si legge nella scheda informativa.

Il Pentagono "rimarrà in grado di gestire altre minacce persistenti, comprese quelle provenienti dalla Corea del Nord, dall'Iran e da organizzazioni di estremisti violenti".

L'ultimo NDS venne pubblicato nel 2018 dall'amministrazione Trump; delineò lo spostamento dell'attenzione delle forze armate statunitensi dall'antiterrorismo in Medio Oriente, alla cosiddetta "grande competizione di potere" con Russia e Cina.

Secondo un esperto, la strategia di sicurezza nazionale considera oggi la Cina la nazione con maggiori probabilità di essere coinvolta in un conflitto armato con gli Stati Uniti.

Infatti, l'attenzione dell'amministrazione statunitense sulla Cina, è oggi dimostrata anche dall'aumento dell'attività militare americana nel sud-est asiatico.

Secondo un rapporto della South China Sea Probing Initiative (SCSPI), con sede a Pechino, gli Stati Uniti hanno condotto quasi 1.200 sortite di sorveglianza sul Mar Cinese Meridionale nel 2021, con un aumento di circa il 20% rispetto al 2020.

Anche la presenza di portaerei statunitensi e di altre navi da guerra nel Mar Cinese Meridionale è notevolmente aumentata.

Secondo la SSCPI, nel 2021 i gruppi d'attacco delle portaerei statunitensi e i gruppi anfibi sono entrati nel Mar Cinese Meridionale 12 volte, più del doppio della frequenza del 2020.

Il Mar Cinese Meridionale si trova nel passaggio marittimo più importante del mondo. Quasi il 40% del commercio mondiale di merci passa attraverso la rotta del Mar Cinese Meridionale, che è legata alla prosperità dell'economia globale. L'area intorno al Mar Cinese Meridionale è l'area più densamente popolata del mondo.

La stabilità e la prosperità del Mar Cinese Meridionale sono legate al destino e al benessere di quasi 2 miliardi di persone nella regione.

Dal 2009 al 2016 il continuo fermento della situazione nel Mar Cinese Meridionale e i continui incidenti e crisi hanno destato diffusa preoccupazione in tutto il mondo.

Ricordiamo che il Dipartimento di Stato USA, con una dichiarazione rilasciata il 12 gennaio, ha invitato nuovamente la Cina a fermare le sue “attività illegali e coercitive” nel Mar Cinese Meridionale, pubblicando anche uno studio che respinge le vaste rivendicazioni marittime di Pechino, che il regime continua inopinatamente a sostenere.

"L'effetto complessivo di queste rivendicazioni marittime è che la RPC tenta di avocare a sé, illegalmente, la sovranità o qualche forma di giurisdizione esclusiva sulla maggior parte del Mar Cinese Meridionale". "Queste affermazioni minano gravemente lo stato di diritto negli oceani e numerose disposizioni di diritto internazionale universalmente riconosciute, anche contenute nella Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare del 1982".

La Cina sta, quindi, chiudendo i conti con tutti i suoi vicini nel Mar Cinese Meridionale: Brunei, Malesia, Filippine, Vietnam e Taiwan in una disputa territoriale su scogliere, isole e atolli nella regione.

Il tutto in violazione del diritto internazionale e dell'ordine delle Nazioni Unite.

Un nuovo studio elenca anche gli sforzi della diplomazia pubblica cinese per conquistare i leader stranieri e influenzare le popolazioni lungo la "Via della Seta", in quella che Pechino considera la sua "più grande periferia".

La Cina considera da tempo i paesi dell'Asia meridionale e centrale come una priorità strategica, nella quale la costruzione di relazioni pubbliche e la "rappresentazione" della sua presunta "buona volontà", sono vitali per garantirsi i propri interessi economici, geopolitici e di sicurezza.

L'Eurasia è l'epicentro del potere "sul pianeta terra": chi domina l'Eurasia, domina il mondo. E' così da 2000 anni.
E, come tutti i passati egemoni imperiali, anche il potere globale degli Stati Uniti si è similmente basato sul dominio geopolitico sull'Eurasia, che ora ospita il 70% della popolazione e della produttività del mondo".

Ma le dimensioni odierne e la portata globale della Cina, tuttavia, significano che la strategia degli Stati Uniti degli ultimi 30 anni, di contenere i concorrenti e controllare i loro obiettivi, non solo ha perso progressivamente efficacia, ma si è rivelata financo sbagliata sul piano geopolitico.

Gli Stati Uniti si sono totalmente adagiati all'idea, nel periodo successivo alla Guerra Fredda, di essere "il ragazzo più grande del quartiere", dimenticandosi, però, dell'ascesa della Cina.

E oggi assistiamo al "new world disorder" e all'ascesa globale del violento autoritarismo sino-russo.

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