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"La pietà per i colpevoli è crudeltà per gli innocenti"

Mai fu più azzeccato, come in questo momento, un antico aforisma latino. Chi è causa del suo mal pianga se stesso. Ecco, oggi tutti coloro che hanno portato in Parlamento questi personaggi, salvo eccezioni naturalmente, se ne sentano responsabili. Dura da accettare, vero? Eppure è così. E' la declinazione del voto dato al meno peggio. E coloro che sostengono questa tesi, e ne sono tanti, oggi se ne lamentano? No, non è accettabile. Coerenza!

C'erano tutte le premesse per poter prevedere una simile disfatta “napoleonica”.

Siamo di fronte all'ennesimo fallimento della politica, questa volta però con esiti drammatici le cui ferite saranno difficilmente curabili.

Dobbiamo essere chiari. La gravità della seconda ondata della pandemia è stata sottovalutata dal decisore politico. Con qualcuno del Governo finanche pronto, questa estate, a scriverci su un libro, esaltando le doti di un esecutivo che sarebbe stato in grado di sconfiggere il virus con il primo lockdown. Un modello mondiale invincibile di buona politica, insomma.

Con un premio da riscuotere. Il consenso elettorale. La giornaliera “liquidità di cassa” della politica casereccia. Il pane quotidiano.


A fronte di ciò, però, il tremendo carico delle responsabilità omissive sta, oggi, ricadendo interamente - ed ovviamente - sulle spalle del cittadino. Lui è l'unico vero soggetto passivo di questa drammatica crisi sanitaria ed economica. A lui si può chiedere di tutto. Soprattutto a quelli più deboli, meno rappresentati politicamente, come ad esempio gli artisti o i ristoratori. Dobbiamo mitigare i rischi di perdere consenso elettorale avrà, evidentemente, pensato qualcuno. E le scelte del Governo continuano a non essere motivate da dati oggettivi. Dati, che ormai dovrebbero essere resi pubblici in un normale Stato moderno.

Ma qui di normale ormai non c'è più nulla. Lo stesso Premier Conte, nell'annunciare con il suo solito piglio autoassolutorio finto-paternalista, le nuove e pesanti misure di chiusura delle attività, continua a parlare ad un popolo confuso, spaventato e disorientato che non riesce più neppure a spiegarsi il perché della recidiva di nuove pesanti privazioni.

C'è stanchezza di sopportazione anche verso di lui, ormai è evidente a tutti.

Il lockdown è l'extrema ratio per contenere il contagio, ripetono oggi i decisori politici. Se non chiudiamo sarà la fine. Non ci sono altri rimedi, sostengono. Certo! E verrebbe da dire che quelli intermedi (i presidi, appunto) sono stati saltati, evidentemente e colpevolmente, a piè pari. Sono stati posti in essere errori imperdonabili.

E chi afferma, dalle pagine di alcuni giornali, che si possa ancora intervenire non ha, probabilmente, ancora compreso la reale gravità della situazione. Oramai è tardi, anzi tardissimo.

Ci si è sollazzati sotto l'ombra di un rinfrescante ombrellone nel mese del solleone. Si è pensato, tra l'altro, a fare impresa di Stato con la newco di Alitalia o con i 44 mld di CDP. Occupati a dare speranza ad imprese in crisi. Risorse drenate al altri scopi, ben più impellenti. Poi il caso autostrade, le elezioni amministrative, con i vari politici e Ministri a fare campagna elettorale con la lista della spesa del salvifico NGEU, ed il referendum sul taglio dei parlamentari. Priorità. La scuola può anche attendere. Così parlò Zarathustra.

Tempo, risorse mentali ed economiche drenate ad altri scopi ben più urgenti. Tanto la salute del cittadino ormai è al sicuro, qualcuno avrà sentenziato. Il virus è sconfitto!

Invece ci risiamo. Siamo di nuovo al punto di partenza.

E a chi, oggi, invoca un Governo di unità nazionale, sarebbe sufficiente fargli presente che una opposizione non esiste. Ha dimostrato con i fatti che non ha le qualità neppure di controllare e suggerire. E forse neppure vorrebbe prendersi le sue responsabilità, tanto è più facile e proficuo, elettoralmente, trincerarsi dietro ad una feroce e sterile critica.

E da altro angolo prospettico, poi, chi accetterebbe mai di mettersi in una situazione ormai scivolata di mano e non più recuperabile? Con il rischio, concreto, di incorrere in non improbabili responsabilità civili e penali? Quindi, anche da questo punto di vista, è ormai troppo tardi. Alcuni giuristi, tra cui noti costituzionalisti, nell'evidente consapevolezza della complessità dei vari pesi e contrappesi presenti nella nostra Carta Costituzionale, avevano invocato un Governo di unità, aperto a tutte le forze politiche, già a febbraio. Avevano cioè intravvisto ciò che poi è, purtroppo, inevitabilmente accaduto. Un Governo che si è trincerato dietro i DPCM anche per non dialogare con le forze di opposizione. Un Governo che si è arrogato un potere eccezionale con la complicità del Parlamento. Un Governo, ed un legislatore, che hanno fatto ricorso ad un diritto dell'emergenza che la Costituzione sconosce e non ammette. Un diritto ignoto alla storia giuridica di questo Paese ed anche a dottrina e giurisprudenza. Un pericoloso precedente per molti.

Ma oggi è tardi. La nave è ormai senza comandante. E' la ciurma, cioè il popolo, che deve salvarsi. Ormai da solo, rispettando le regole imposte. Non c'è alternativa.

Chi è causa del suo mal pianga se stesso, allora. Non ci lamentiamo. Abbiamo voluto questi personaggi a dirigere le nostre vite. Ed ora ne dobbiamo subire tutte le conseguenze.

Papa Francesco, nella sua - condivisibile o meno – recente Lettera enciclica sulla fraternità e l'amicizia sociale ci offre forse una chiave di lettura dell'attuale situazione. Un'altra espressione degenerata di un'autorità popolare è la ricerca dell'interesse immediato. Si risponde a esigenze popolari allo scopo di garantirsi voti o appoggio, ma senza progredire in un impegno arduo e costante che offra alle persone le risorse per il loro sviluppo, per poter sostenere la vita con gli sforzi e la loro creatività.

La pietà per i colpevoli è crudeltà per gli innocenti, sosteneva Adam Smith.

Ecco, pensiamoci la prossima volta. Vale la pena eleggere il meno peggio?





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