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Immagine del redattoreGabriele Iuvinale

Mes sì, Mes no: ma dov'è la “sostanza”?

Aggiornamento: 3 ott 2020

Siamo un Paese in totale confusione mentale e programmatica, gestito da una classe politica inadeguata ed in parte anche irresponsabile e dannosa per gli interessi della Nazione.

Ad oggi, questo è il desolante e preoccupante quadro dell'Italia.

E di riforme, quelle serie e necessarie di cui il Paese avrebbe bisogno da anni, non ce n'è ancora la minima idea o traccia.

Mes, questa è soprattutto la salvifica parola che ogni giorno, come in una litania, si sente reiteratamente ripetere dai vari politici, dai giornalisti e da alcuni economisti che popolano le varie trasmissioni televisive o che si rendono firmatari, quotidianamente, di articoli di giornale.

A livello politico i 5 Stelle – che nella loro inaccettabile e pericolosa impreparazione non conoscono neppure la differenza tra Mes pandemico e Fondo salva stati - ne invocano lo “stigma” per sostenerne dogmaticamente il “no”, mentre il Segretario del Pd,


Nicola Zingaretti, ne rammenta ogni giorno la sua necessità, senza tuttavia dire il perché. A destra, invece, se la Meloni lo definisce addirittura “un atto di sottomissione alla Germania”, Salvini - ormai in continuo calo di consensi ed alle prese con seri problemi giudiziari - si associa immotivatamente al popolo del "no Mes”. E Forza Italia che fa? Non perde occasione di censurare con ironia il ‘niet’ grillino, criticando al contempo il Pd.

E non sono solo i politici di turno a fare ciò. Ad essi, come detto, si associano anche vari giornali che riempiono pagine intere su tale questione, mentre alcuni economisti ne hanno addirittura fatto un cavallo di battaglia oramai giornaliero.

Si potrebbe dire – senza offese per nessuno – che il livello del discorso è ormai scivolato in basso come un chiacchiericcio da bar. Così, mentre prendiamo un caffè e un pasticcino, ci si può permettere di discutere di strumenti finanziari complessi come se stessimo parlando di una partita di calcio. Tifoseria.

Vi ricordate cosa si diceva qualche anno fa? L'italiano è un popolo di allenatori/tifosi. Vero. Ora siamo un popolo di economisti tifosi, esperti di diritto finanziario ed europeo ed al contempo anche appassionati di questo o di quello strumento di ingegneria finanziaria offerto dalle istituzioni europee.

Tifosi, appunto. Oramai si parla per slogan, “Mes si” / “Mes no”, e la sostanza si va a far benedire.

Come avviene more solito in questo strano Paese. Tanto bastano i soldi per risolvere ogni problema nostrano, salvo poi accorgersi che i problemi restano irrisolti ed i debiti aumentano drammaticamente.

Cosa manca allora? Manca parlare di riforme. Questa è la sostanza che difetta nel dibattito politico e giornalistico, e non solo riguardo al Mes. Riforme che dovrebbero essere l'antecedente logico di ogni intervento, anche finanziario. Allora a cosa servirebbero i soldi del MES pandemico? Per quale riforma sanitaria? Dove intervenire? Quali sarebbero le carenze del sistema sanitario?

A questa domanda non abbiamo purtroppo ancora risposte e forse non l'avremo mai.

La politica domestica – alla quale forse gli si chiede anche fin troppo – non è abituata a parlare di sostanza. Semplicemente perché non si vogliono affrontare i reali problemi del Paese. Bisognerebbe porre in essere riforme strutturali impopolari nel campo delle pensioni, della giustizia e della pubblica amministrazione ma è meglio non affrontare simili discorsi. Alla sera ciò che è preminente per i decisori politici è la conta del fatturato, dei voti. E si sa che se affronti certe “tematiche” potresti correre il rischio serio di perdere consenso.

Ci sarebbe anche un'altra chiave di lettura. Risolvendo definitivamente i problemi, che la politica crea più o meno inconsapevolmente, gli si toglierebbe (alla politica) anche il “potere” di soddisfare i bisogni del cittadino; bisogni, che spesso il decisore politico genera all'esclusivo fine di conseguire il consenso elettorale.

“Sudditi di persone e non di leggi” diceva un noto avvocato e filosofo liberista italiano.

Da questa situazione non se ne esce così.

A leggere il Piano Nazione delle Riforme o le stesse Linee Guida sul Next Generation EU, ad esempio, le riforme, così definite dal Governo proponente, non lo sono affatto e si traducono, invero, in semplici evoluzioni tecnologiche quali la digitalizzazione della macchina amministrativa o il solito e stantio ritocchino ai codici processuali. Ed i giudizi civili e penali, nonostante l'introduzione del processo telematico, restano sempre lunghi.

Giochi di parole, quindi, come le proposte di nuove assunzioni nella pubblica amministrazione fatte passare per efficientamento della macchina amministrativa senza però intervenire minimamente sulle procedure amministrative.

Attenzione, però. La situazione attuale non è paragonabile alle precedenti crisi. E' più grave e drammatica.

Non ci sarà una seconda opportunità questa volta. Se si sbaglia è la fine per questo Paese.

Servono dunque riforme immediate. Serve riportare la crescita di questo paese a livelli europei. Impresa difficilissima visto che da almeno 25 anni abbiamo una crescita quasi a zero.

Alcuni giorni fa sostenevo che la crisi del coronavirus potrebbe rappresentare per l'Italia un'opportunità di rilancio ma anche una tripla iattura: la malattia innanzi tutto, la seconda sarebbero i maggiori debiti che andremo a contrarre, la terza sarebbe l'incapacità di rimborsarli.

Alla fine della giostra avremo, infatti, un rapporto deficit/pil quali al 170% e maggiori debiti per circa 500 miliardi di euro (all inclusive e senza contare il saldo debitorio con la BCE di ulteriori 500 miliardi circa).

Come si farà a sostenerli?

A questa domanda dovrebbero rispondere i decisori politici. A loro spettano gli onori e gli oneri delle scelte.

Ma il tempo sta finendo ed inizierà anche lo “scongelamento” dell'economia italiana pietrificata da sussidi concessi ad libitum, dal blocco dei licenziamenti e dalla cassa integrazione gratis.

Siamo in ritardo su tutto. Anche sull'adozione dei documenti programmatici di economia e finanza quali la NADEF mentre la Germania – che dovrebbe essere il nostro punto di riferimento – ha già presentato (per l'approvazione al Bundestag) il progetto di bilancio 2021 e il piano finanziario 2024 che prevede un extra deficit di 100 miliardi a sostegno dell'economia.

Infine, quanto alla tanto invocata necessità del Mes pandemico, è d'obbligo anche ricordare che in Italia sono attualmente bloccati - per inefficienze della macchina amministrativa regionale - 32 miliardi di investimenti destinati alla ristrutturazione delle strutture sanitarie.

E mentre ieri Olaf Scholz, Vicecancelliere della Germania e Ministro delle Finanze, in un suo discorso affermava che l'Europa starebbe entrando in un momento hamiltoniano, a me veniva in mente la solita sfiga di Fantozzi con la nuvoletta sulla testa nel momento più opportuno. Ecco, quella nuvoletta con la pioggia ora l'abbiamo noi cittadini.


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