top of page

PNRR: il "libberismo" di Draghi è una goduria. L'ok definitivo dall'UE una certezza

La settimana scorsa il Premier Draghi ha nominato le task force del Recovery plan per monitorare investimenti ed enti pubblici. Sono seguite, però, feroci critiche da parte di alcuni economisti. Ora si attende il via libera, de plano, del Consiglio UE


G. Iuvinale

Draghi ha fatto un ottimo lavoro, almeno fin qui. Chi nega l'evidenza non ha onestà intellettuale. Lui, SuperMario, non solo ha messo "una pezza" alla drammatica situazione creata dal precedente Governo, incapace di abbozzare (anche) una proposta accettabile di PNRR, ma è riuscito finanche nell'impresa di ottenerne l'approvazione nei tempi auspicati.

L'Italia ha ora la possibilità di accedere alle risorse europee del dispositivo per la ripresa e la resilienza. Entro il 20 luglio arriverà l'approvazione da parte del Consiglio dell'Unione europea. Poi, al massimo entro il 20 settembre, la Commissione europea potrà procedere al pagamento del prefinanziamento.


Nel mezzo, la Commissione concluderà con l'Italia un accordo che, ai sensi dell'articolo 23, costituirà uno specifico impegno giuridico. Impegno, che Draghi sventolerà ai partiti a memoria dell'irreversibilità delle decisioni adottate e quale senso di responsabilità, e/o di "coercizione", per le riforme da approvare.

Fin qui, la mera cronaca procedurale.

A segnare gli eventi, però, c'è stata una missiva. Una lettera con la quale, la settimana scorsa, 150 economisti hanno, ferocemente, contestato a Draghi l'avvenuta nomina di consulenti, "rei" di appartenere ad un'area definibile come "liberista". E nel mirino sono finiti, tra gli altri, l'economista Riccardo Puglisi e il dott. Carlo Stagnaro.

L'antefatto.

Il PNRR istituisce un modello di governance che attribuisce "responsabilità chiare per l'attuazione tempestiva ed efficace, per il monitoraggio dei progressi compiuti e per la rendicontazione".

In particolare, si tratta di una governance multilivello (disciplinata dal decreto-legge 31 maggio 2021, n. 77, in corso di esame parlamentare) che comprende:

  • a livello politico, una Cabina di regia istituita presso la Presidenza del Consiglio dei ministri;

  • a livello di dialogo sociale, un organo consultivo che coinvolga i portatori di interessi;

  • a livello tecnico, una Segreteria tecnica istituita presso la Presidenza del Consiglio dei ministri per sostenere i lavori della Cabina di regia e dell'organo consultivo;

  • una struttura di coordinamento centrale e monitoraggio istituita presso il Ministero dell'economia e delle finanze e strutture di coordinamento tecnico individuate al livello delle amministrazioni centrali responsabili delle singole misure.

Il modello prevede anche l'istituzione di un organismo di audit indipendente, incaricato dell'attuazione dei sistemi di controllo interno, mentre le amministrazioni centrali e locali manterranno la responsabilità dell'attuazione operativa delle misure del Piano sulla base delle rispettive competenze.

Le nomine censurate, in particolare, hanno riguardato la cosiddetta Segreteria tecnica, organo con compiti meramente esecutivi, a cui spetta:

  • l'elaborazione di periodici rapporti informativi, indirizzati alla Cabina di regia (stilati sulla base dell'analisi e degli esiti del monitoraggio sull'attuazione del Piano, comunicati dal Ministero dell’economia e delle finanze-Dipartimento della Ragioneria Generale dello Stato); 

  • la segnalazione al Presidente del Consiglio delle azioni utili al superamento delle criticità segnalate dai Ministri competenti per materia; 

  • l'acquisizione dal Servizio centrale per il Piano (di cui all'art. 6) delle informazioni e dei dati di attuazione del Piano livello di ciascun progetto, anche con riguardo alla tempistica programmata e ad eventuali criticità rilevate nella fase di attuazione degli interventi; 

  • la proposta al Presidente del Consiglio dei casi da valutare ai fini dell'eventuale esercizio dei poteri sostitutivi sottoponendoli all’esame del Consiglio dei ministri (di cui all'articolo 13); 

  • l'istruzione dei procedimenti per il superamento del dissenso (di cui agli articoli 45 e 63).

Questi i fatti.

Ora, senza fare dietrologia, quell'iniziativa "reazionaria" si manifesta, per quanto detto, priva di fondamento, anche per l'assenza di qualsivoglia discrezionalità nei compiti affidati alla Struttura. Quindi, nulla quaestio.

Le nomine, invece, foriere di "godimento". Ebbene sì, perché esse rappresentano, ad avviso di chi scrive, una designazione meritoria fatta, peraltro, a favore di soggetti da sempre schierati contro la logica della spesa pubblica improduttiva e dannosa. Dunque, insindacabile.

La gravissima situazione in cui versa il nostro Paese, da ultimo ricordata anche dalla Commissione il 2 giugno scorso, non consente discussioni di sorta, men che meno, come detto, riguardo a nomine con compiti meramente tecnici.

Quindi, meno litigi, ma pancia a terra e pedalare.



84 visualizzazioni0 commenti
bottom of page