La produzione di minerali aumenterà con l'aumento della domanda di energia pulita, avvertono gli studiosi. Ma questo è un problema di cui nessuno sembra preoccuparsi. E la Cina si sta assicurando sulla scena globale il monopolio dei metalli per la produzione delle batterie
G. Iuvinale
Quanti minerali dovranno essere estratti con l'aumento della domanda di energia green? Saranno sufficienti a livello globale? Quanti ne necessitano per produrre un'auto elettrica? E chi ne possiede, attualmente, la maggiore quantità?
Andiamo con ordine.
Secondo la Banca Mondiale, per soddisfare le esigenze della transizione verso l'energia pulita che i Governi di tutto il mondo vorrebbero perseguire, l'attuale capacità di produzione globale di minerali chiave come rame, cobalto e litio dovrà aumentare del 500% entro il 2050. Si stima che saranno necessari oltre 3 miliardi di tonnellate di minerali e metalli per utilizzare l'energia eolica, solare e geotermica, nonché per lo stoccaggio dell'energia, necessari per raggiungere l'obiettivo di abbassare la temperatura globale di 2° centigradi.
Secondo il rapporto Minerals for Climate Action: The Mineral Intensity of the Clean Energy Transition il riciclaggio e il riutilizzo dei minerali potrà aiutare ad attenuare questa domanda; tuttavia, anche se aumentassimo del 100% i tassi di recupero di minerali come rame e alluminio, il riciclaggio e il riutilizzo non sarebbero ancora sufficienti per soddisfare la domanda di tecnologie per le energie rinnovabili e lo stoccaggio di energia.
Gran parte dei 3 miliardi di tonnellate di materiale che la Banca Mondiale stima sarà necessaria per mantenere il riscaldamento globale al di sotto dei 2 gradi centigradi proviene, dunque, dalla crosta terrestre.
Anche l'Agenzia internazionale per l'energia (IEA), nel suo studio intitolato The Role of Critical Minerals in Clean Energy Transitions, ha recentemente lanciato l'allarme: le forniture di minerali critici essenziali per le tecnologie chiave dell'energia pulita come i veicoli elettrici e le turbine eoliche dovranno aumentare drasticamente nei prossimi decenni per raggiungere gli obiettivi climatici globali, creando potenziali rischi per la sicurezza energetica. I Governi devono, pertanto, agire ora per affrontare questo enorme problema.
Oggi, i dati mostrano un'incombente discrepanza tra le ambizioni climatiche degli Stati e la disponibilità di minerali critici, essenziali per soddisfare tali ambizioni, ha affermato Fatih Birol, direttore esecutivo dell'AIE. Le sfide non sono insormontabili, ma i Governi devono dare segnali chiari su come intendono trasformare i loro impegni sul clima. Agendo ora ed agendo insieme, si potranno ridurre significativamente i rischi di volatilità dei prezzi e di interruzione delle forniture.
Secondo il rapporto dell'AIE, la produzione di un'auto elettrica richiede un input di minerali sei volte maggiore rispetto alla sua controparte a combustibili fossili, mentre un impianto eolico onshore ne esige nove volte più di una centrale elettrica a gas.
In questo contesto, però, il Mercator Institute for China Studies offre una chiave di lettura ulteriore che assume una valenza geopolitica: la "potenza" della Cina nella detenzione globale dei minerali e delle terre rare.
Attualmente, sostiene il Merics, la Cina è il più grande mercato e/o produttore dei sette principali minerali necessari per costruire un'auto elettrica. Questi minerali sono la grafite, il rame, il nichel, il manganese, il cobalto, il litio ed elementi delle terre rare (REE), un gruppo di 17 metalli separati, ma simili, necessari in piccole quantità per una vasta gamma di manufatti moderni.
E la Cina consuma già tanti minerali per batterie quanto tutto il resto del mondo messo insieme. Con l'aumento della domanda, Pechino deve assicurarsi all'estero il dominio delle catene di approvvigionamento delle batterie. Le risorse interne di manganese e grafite saranno probabilmente sufficienti, ma per rame, nichel, cobalto e litio la Cina si è mossa, intelligentemente, con grande anticipo guardando oltreoceano.
La Cina, aggiunge il Merics, è arrivata a dominare la capacità di lavorazione globale dei minerali.
Prendendo spunto dal ruolo centrale che il petrolio ha assunto nella geopolitica del XX secolo, Pechino ha fatto una mossa studiata a tavolino per assicurarsi la sua fornitura di nuovi minerali energetici.
L'impronta della Cina nei mercati minerari all'estero è, dunque, il risultato di sforzi compiuti per comprendere (e risolvere) le proprie vulnerabilità strategiche, nonché di un'agenda lungimirante che ha anticipato, di anni, la domanda di energia pulita, prima che diventasse di attualità, anzi un'emergenza, negli Stati Uniti o in Europa.
E nell'ambito dei veicoli elettrici, la Cina diventerà un importante hub di esportazione automobilistica. Le case cinesi hanno scavalcato quelle consolidate ed ora possono produrre veicoli elettrici desiderabili, sicuri e tecnologicamente avanzati.
Commentaires