La Commissione europea ha presentato oggi una proposta sulla trasparenza salariale. La finalità è quella di garantire che donne e uomini ricevano in futuro la medesima retribuzione per lo stesso lavoro.
Gabriele Iuvinale
La Commissione europea ha presentato oggi una proposta sulla trasparenza salariale per garantire che donne e uomini nell'UE possano ricevere la stessa retribuzione per il medesimo lavoro.
In particolare, la proposta introduce misure di cosiddetta trasparenza retributiva, quali le informazioni sulle retribuzioni da fornire alle persone in cerca di lavoro, il diritto di conoscere i livelli retributivi dei lavoratori che svolgono lo stesso lavoro, nonché gli obblighi di comunicazione del divario retributivo di genere per le grandi imprese.
I datori di lavoro, inoltre, non saranno più autorizzati a chiedere alle persone in cerca di lavoro quali siano state le retribuzioni percepite precedentemente e dovranno fornire dati relativi alle retribuzioni resi anonimi su richiesta del lavoratore. I lavoratori, poi, avranno anche diritto a un indennizzo in caso di discriminazione retributiva.
Secondo Ursula von der Leyen, Presidente della Commissione europea, "lo stesso lavoro merita la stessa retribuzione, e per la parità di retribuzione è necessaria la trasparenza. Le donne devono sapere se i loro datori di lavoro le trattano in modo equo. In caso contrario, devono potersi opporre e ottenere ciò che meritano."
La von der Leyen, in passato, aveva più volte ribadito che l'adozione di misure vincolanti in materia di trasparenza salariale sarebbe stata una delle sue priorità politiche. Questo Impegno è ribadito anche nella strategia per la parità di genere 2020-2025.
Cornice legislativa
Il diritto alla parità di retribuzione tra donne e uomini per uno stesso lavoro o per un lavoro di pari valore è stato un principio fondante dell'Unione europea sin dal trattato di Roma del 1957. L'obbligo di garantire la parità delle retribuzioni è sancito dall'articolo 157 TFUE e dalla direttiva riguardante l'attuazione del principio delle pari opportunità e della parità di trattamento fra uomini e donne in materia di occupazione e impiego.
Nel marzo 2014 la Commissione ha adottato una raccomandazione sul potenziamento del principio della parità retributiva tra donne e uomini tramite la trasparenza. Ciononostante, l'effettiva attuazione e applicazione di tale principio rimane, nella pratica, un'importante problematica nell'Unione europea. Il Parlamento europeo e il Consiglio hanno ripetutamente chiesto un intervento in questo settore. Nel giugno 2019 il Consiglio ha invitato la Commissione a elaborare misure concrete per aumentare la trasparenza retributiva.
La proposta della Commissione
Su questa cornice normativa si innesta l'odierna proposta, di portata rivoluzionaria, che si concentra su due elementi fondamentali della parità retributiva:
adozione di misure volte a garantire la trasparenza retributiva per i lavoratori e i datori di lavoro
un migliore accesso alla giustizia per le vittime di discriminazioni retributive.
Queste le principali novità.
Introduzione di misure di trasparenza salariale.
Trasparenza retributiva per le persone in cerca di lavoro. I datori di lavoro dovranno fornire informazioni sul livello - o l'intervallo - retributivo iniziale nell'annuncio del posto vacante o prima del colloquio di lavoro. Non saranno, inoltre, autorizzati a chiedere ai potenziali lavoratori informazioni sulle retribuzioni precedentemente percepite.
Diritto all'informazione dei lavoratori dipendenti. I lavoratori avranno il diritto di chiedere informazioni al proprio datore di lavoro sul loro livello di retribuzione individuale e sui livelli salariali medi, ripartiti per sesso, per le categorie di lavoratori che svolgono lo stesso lavoro o un lavoro di pari valore.
Relazioni sul divario retributivo di genere. I datori di lavoro con almeno 250 dipendenti dovranno rendere pubbliche, all'interno della loro organizzazione, informazioni sul divario retributivo tra lavoratrici e lavoratori. A fini interni, dovranno, inoltre, fornire informazioni sul divario retributivo tra i dipendenti di sesso femminile e quelli di sesso maschile per categorie di lavoratori che svolgono lo stesso lavoro o un lavoro di pari valore.
Valutazione congiunta delle retribuzioni . Se la relazione sulle retribuzioni rivela un divario retributivo di genere di almeno il 5 % e se il datore di lavoro non è in grado di giustificare tale divario in base a fattori oggettivi neutri dal punto di vista del genere, i datori di lavoro dovranno effettuare una valutazione delle retribuzioni, in collaborazione con i rappresentanti dei lavoratori.
Migliore accesso alla giustizia per le vittime di discriminazione retributiva
Indennizzi per i lavoratori. I lavoratori che hanno subito discriminazioni retributive di genere possono ottenere un risarcimento, compreso il recupero integrale della retribuzione arretrata e dei relativi premi o pagamenti in natura.
Onere della prova a carico del datore di lavoro. Spetterà automaticamente al datore di lavoro, e non al lavoratore, provare che non vi è stata discriminazione in materia di retribuzione.
Sanzioni, comprese ammende. Gli Stati membri dovranno introdurre sanzioni specifiche per le violazioni della norma sulla parità retributiva, compreso un livello minimo di ammende.
Gli organismi per la parità e i rappresentanti dei lavoratori potranno agire in procedimenti giudiziari o amministrativi per conto dei lavoratori e condurre azioni collettive sulla parità di retribuzione.
Prossime tappe
La proposta passerà ora al vaglio del Parlamento europeo e del Consiglio. Una volta adottata, gli Stati membri avranno due anni di tempo per recepire la direttiva.
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