Il Parlamento è pronto a intraprendere un'azione legale qualora la Commissione ritardasse ulteriormente l'applicazione del meccanismo di condizionalità dello Stato di diritto sul bilancio
di Nicola Iuvinale
In una risoluzione adottata giovedì scorso, i deputati hanno ribadito che il mancato rispetto dello Stato di diritto da parte degli Stati membri può compromettere l'integrità del bilancio UE e hanno chiesto l’applicazione senza indugi del meccanismo di condizionalità dello Stato di diritto sul bilancio. Se la Commissione europea non adempierà ai suoi obblighi ai sensi del regolamento di condizionalità, che è giuridicamente vincolante, e non attuerà tutte le misure necessarie per difendere gli interessi finanziari e i valori dell'UE, il Parlamento porterà la Commissione in tribunale, ai sensi dell'articolo 265 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea.
I deputati hanno ribadito l'importanza di applicare senza indugio il meccanismo anche per le potenziali implicazioni sull'imminente erogazione del fondo Next Generation EU.
Il meccanismo di condizionalità è, infatti, un nuovo strumento progettato per proteggere i fondi UE dall'uso improprio da parte dei governi dell'Unione che non rispettano il principio dello Stato di diritto.
Norme, queste, rendono possibile anche bloccare i pagamenti dal bilancio UE agli stati membri che non rispettano lo stato di diritto.
Infatti, il 16 dicembre 2020 il Parlamento europeo ha approvato l'accordo con il Consiglio sulla legislazione che stabilisce un meccanismo per consentire la sospensione dei pagamenti dal bilancio UE a uno stato membro in caso di violazione dello stato di diritto.
Le nuove norme sono entrate in vigore il 1° gennaio 2021.
L'Ungheria e la Polonia hanno presentato un ricorso alla Corte di giustizia europea con la motivazione della dubbia legalità del meccanismo, anche se tali azioni legali non ne impediscono l'applicazione.
Il Parlamento ha quindi adottato la risoluzione il 25 marzo 2021 sostenendo che, in assenza di una sentenza della Corte che stabilisca il contrario, il meccanismo ha piena validità e che la Commissione ha il dovere legale di difendere gli interessi finanziari dell'UE.
Nella risoluzione viene sottolineato, pertanto, che il Parlamento è pronto a intraprendere un'azione legale contro la Commissione nel caso in cui quest'ultima non dovesse rispettare i suoi doveri.
Gli eurodeputati avevano già lanciato l’allerta sulla minaccia che incombe sui valori europei. Avevano infatti rimarcato come i fondi UE provenienti dal bilancio a lungo termine dell’UE e dal piano per la ripresa non dovrebbero essere affidati nelle mani di chi si adopera contro la democrazia e i diritti fondamentali in Europa.
Nella relazione adottata il 7 ottobre 2020 i deputati hanno invocato un rafforzamento dello stato di diritto in tutta Europa, attraverso nuovi dispositivi e sanzioni efficaci per gli stati membri in caso di violazione. Gli eurodeputati hanno anche insistito affinché le istituzioni comunitarie concordino su regole chiare, perché la ricezione dei fondi europei sia connessa al rispetto dello stato di diritto.
Che cos’è lo stato di diritto
Secondo l’Articolo 2 del Trattato sull’Unione europea, lo stato di diritto è uno dei valori fondanti dell’UE.
Vale a dire che i governi dovrebbero essere vincolati dalla legge, che non dovrebbero prendere decisioni arbitrarie e che i loro cittadini dovrebbero essere in grado di contestarne l’operato in un tribunale indipendente.
Esso sancisce inoltre la lotta contro la corruzione, per cui alcuni traggono indebito vantaggio a danno degli altri, e protegge la libertà di stampa, assicurando così che la collettività sia adeguatamente informata sugli interventi del governo.
Gli attuali dispositivi comunitari per la protezione dello stato di diritto
L’Unione europea ha a disposizione diversi strumenti per la protezione dello stato di diritto. La Commissione europea ha pubblicato il 30 settembre la prima relazione annuale sullo stato di diritto, che monitora sia gli sviluppi negativi che quelli negativi in relazione allo Stato di diritto di ciascun stato membro. La Commissione ha anche monitorato la situazione in Romania e Bulgaria dal loro ingresso nell’UE nel 2007.
Esiste inoltre il dialogo annuale sullo stato di diritto del Consiglio europeo, e l’attuale presidenza tedesca ha organizzato a novembre dei dibattiti specifici per ogni stato membro, iniziando con cinque paesi UE.
Se la Commissione ritiene che uno stato membro stia violando il diritto europeo, può avviare una procedura d’infrazione che può portare a sanzioni finanziarie imposte dalla Corte di giustizia dell’Unione europea. Un’altra procedura, sancita dall’Articolo 7 del Trattato sull’Unione europea, permette al Consiglio europeo di formulare raccomandazioni o di decidere all’unanimità sulle sanzioni nei confronti di uno stato membro, tra cui la sospensione dei diritti di appartenenza all’UE.
Perché servono ulteriori strumenti
Secondo gli europarlamentari, tutti gli strumenti finora adottati sono insufficienti.
Durante le audizioni in corso a norma dell’articolo 7 riguardo alla Polonia e all’Ungheria, il Parlamento ha espresso il proprio rammarico sulla mancanza di un progresso significativo dei due stati membri sul tema.
Proteggere gli interessi finanziari dell’UE
La corruzione o la presenza di tribunali non indipendenti possono significare che non esiste una reale protezione contro l’uso improprio dei fondi UE destinati a uno stato membro.
I leader europei hanno infatti raggiunto nel luglio 2020 l’accordo di introdurre la condizionalità dello stato di diritto, per esempio subordinando la ricezione dei fondi europei di uno stato membro al suo rispetto dello stato di diritto.
Accordo con il Consiglio europeo
Il Parlamento ha avviato i negoziati con il Consiglio europeo in ottobre.
Un accordo è stato raggiunto il 5 novembre 2020. I negoziatori del Parlamento hanno garantito un'ampia portata della legislazione, assicurando che non verrà applicata solo in caso di corruzione e frode ma anche per violazioni sistematiche di valori fondamentali come la democrazia e l'indipendenza del potere giudiziari, quando queste violazioni hanno un impatto sulla gestione dei fondi UE o rischiano di averlo.
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