Gabriele e Nicola Iuvinale
In Israele, la campagna vaccinale è ormai un modello di efficienza invidiato da tutto il mondo.
Le ragioni del successo sono frutto di un progetto interdisciplinare che ha a base un piano elaborato da politici, economisti, sanitari, giuristi e manager. Il tutto, condito dalla loro proverbiale capacità organizzativa. Per questo, il 30 dicembre scorso, al fine di capire le ragioni della positiva esperienza israeliana, su richiesta dell'ufficio del Cancelliere austriaco, Sebastian Kurz, si è finanche tenuta una teleconferenza tra l'ufficio del Cancelliere, il Ministero della Salute austriaco, il personale israeliano del Consiglio di Sicurezza Nazionale ed il Ministero della Salute di Israele. Nell'occasione, il personale del ministero della Salute ha presentato a Kurz il modello israeliano utilizzato per lo svolgimento della campagna vaccinale.
Spendere di più per fare presto e ridurre anche i danni economici da un prolungato lockdown.
Il Governo israeliano, infatti, ha fissato l'obiettivo di vaccinare la metà della popolazione entro la fine di marzo. Israele conta circa 10 mln di abitanti e attualmente la campagna vaccinale è in fase molto avanzata.
In primis, hanno iniziato la vaccinazione prima di molti altri Paesi, compresi gli Stati Europei.
In secondo luogo, sono stati in grado di mettere in piedi una macchina organizzativa molto efficiente, realizzando addirittura dei centri drive-in di vaccinazione.
Infine, perché sono riusciti ad accaparrarsi, prima di altri, un gran numero di dosi dalle società farmaceutiche Pfizer-BionTech e Moderna.
In totale il Paese pagherà 1 miliardo di NIS (circa 346 mln di dollari) ai due produttori.
Pfizer fornirà la maggior parte dei vaccini e riceverà 775 mln di NIS (245 mln di dollari).
Moderna ha iniziato a fornire i suoi vaccini ad inizio gennaio e riceverà 320 mln di NIS (101 mln di dollari).
Israele spenderà, quindi, all'incirca 23,50 dollari a dose, importo leggermente superiore all'importo che Pfizer aveva inizialmente comunicato. Il vaccino Pfizer-BioNtech e Moderna costerà, dunque, 47 dollari a persona per due dosi.
Il prezzo più alto pagato dipende dal fatto che il Paese ha spinto ad acquistare un gran numero di vaccini e a farli consegnare rapidamente per mantenere alta la vaccinazione.
Analizzando i prezzi dei vaccini riportati dai media americani a dicembre, emerge che Israele sta pagando molto di più per il vaccino Pfizer rispetto agli Stati Uniti e all'Unione Europea.
Infatti, il Washington Post ha riferito che gli Stati Uniti pagano alla Pfizer-BionTech 19,50 dollari per dose, mentre il blocco dei Paesi UE sta pagando all'incirca 14,76 dollari.
Secondo alcuni media israeliani, il Paese avrebbe acquistato i vaccini dopo gli Stati Uniti, Il Canada e il Giappone. L'emittente televisiva CAN ha riferito che il prezzo totale di un mld di NIS è all'incirca uguale al costo per l'economia israeliana per ogni due giorni di lockdown.
Secondo il quotidiano “The time of Israel”, risulta che in Israele si sarebbero già vaccinati con la prima dose circa 2 mln.
Per rispondere alle polemiche sorte intorno alle clausole dell’accordo raggiunto tra Israele e la Pfizer per la fornitura dei vaccini in cambio di informazioni sull’andamento della campagna di vaccinazione nel Paese, nei giorni scorsi il Ministero della Salute, d’accordo con l’azienda, ha pubblicato sul suo sito web il testo dell'accordo con alcuni omissis.
Infine, il Primo Ministro, Benjamin Netanyahu, qualche giorno fa, si è già incontrato con i funzionari sanitari per discutere esattamente quali diritti speciali saranno riconosciuti ai possessori dei cosiddetti Passaporti verdi, rilasciati ai vaccinati. Questo documento, inizialmente, garantirà ai titolari l'accesso a grandi raduni e a luoghi culturali. Ma la finalità è anche un'altra. Secondo il Ministero della Salute, il sistema del Passaporto verde avrà un'influenza significativa sulla strategia di uscita dal lockdown, con aumento dei benefici all'accrescere del numero dei vaccinati. Inoltre, il Ministro degli Esteri, il Generale Gabi Ashkenazi, ha già avuto contatti con diversi Paesi per sondare la possibilità che gli israeliani con Passaporto verde possano essere esentati dalla quarantena quando andranno all'estero.
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