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Minerali e terre rare: come Pechino ha conquistato la catena globale di approvvigionamento

Geoeconomics - long read


G e N Iuvinale


La Cina detiene una posizione di comando nella catena di approvvigionamento globale delle terre rare (REE) e dei minerali critici, dall’estrazione mineraria alla lavorazione fino agli usi finali.

I motivi di questo successo sono principalmente due. Il primo, è il grave errore strategico commesso dagli Stati Uniti con l'abbandono del sostegno pubblico al settore dell'estrazione mineraria che ne ha comportato l'abbandono degli imprenditori privati.


Foto Gettyimages
Il secondo, è stata la grande capacità di Pechino nell'aver saputo scalare la catena del valore con ingenti investimenti in ricerca e sviluppo e con l’esperienza accumulata nelle fasi intermedie della produzione.

Il rischio delle dipendenza dalla Cina: un'arma geoeconomica per Xi

D'altra parte, solo ora ci si è accorti che negli ultimi decenni la Cina - ergo il Partito Comunista Cinese e Xi Jinping - ha condotto una guerra economica contro il resto del mondo, ha eroso filiere produttive con l’obiettivo di rendere gli Stati dipendenti e questo piano sta riuscendo. Il corollario è che più le industrie si indeboliscono (semiconduttori, telecomunicazioni, minerali critici ed elementi delle terre rare, batterie ad alta capacità, prodotti farmaceutici e attrezzature mediche), più la sicurezza nazionale degli Stati cui appartengono è a rischio.

Senza l’accesso a catene di approvvigionamento sicure, nessun Paese è in grado di sostenere la propria economia e sviluppare sistemi d’arma per la difesa nazionale.

Oggi Stati Uniti e Unione Europea dipendono strategicamente da un’ampia gamma di minerali e materiali critici che sono gli elementi costitutivi di prodotti che si utilizzano tutti i giorni.


Cosa sono gli elementi delle terre rare (REE) e perché sono importanti

Gli elementi delle terre rare (REE) e i minerali critici sono un gruppo di 17 metalli: 15 elementi della serie dei lantanidi e due chimicamente simili, lo scandio e l’ittrio. Ciascuno con proprietà uniche vitali, essi sono alla base di produzione, sviluppo, consegna e sostegno di servizi essenziali come telecomunicazioni e informatica, alimentazione e agricoltura, finanza, assistenza sanitaria, istruzione, trasporti e pubblica sicurezza. Nei settori civili dell’economia, i materiali strategici e critici e le relative catene di approvvigionamento sono essenziali per innumerevoli manufatti, che vanno dall’elettronica personale (un i-Phone, ad esempio, contiene otto REE) ai materiali di consumo per carburante, cibo e forniture mediche, alla costruzione di case e al sostegno delle infrastrutture critiche.


Nel settore industriale della difesa, i materiali strategici e critici assicurano l’espansione della produzione e dello sviluppo di articoli militari (un caccia F-35 contiene circa 420 kg di REE812 e questi sono essenziali per i missili guidati) e la conduzione di operazioni delle forze armate. Si prevede che la loro domanda aumenterà nei prossimi due decenni, in particolare quando il mondo agirà per eliminare le emissioni nette di carbonio entro il 2050.


La dipendenza americana ed europea

La Cina, sebbene abbia soltanto circa il 30% delle riserve globali di terre rare, controlla il 50-60% della loro estrazione mondiale e l’80-90% del mercato nella fase della lavorazione intermedia. Attualmente, il 98% della fornitura di terre rare dell’UE proviene dalla Cina. La dipendenza degli USA si stima, invece, intorno all’80%.


L'abbandono del settore minerario degli USA coincide con l'inizio delle politiche cinesi di incentivazione

Gli Stati Uniti sono stati il principale attore globale nelle terre rare dalla seconda guerra mondiale fino all’inizio degli anni ‘90. A partire dagli anni ‘80, però, gli investimenti del governo sono cessati e la ricerca di base si è fermata.

Negli anni ‘90, il meccanismo di investimento pubblico-privato è scomparso, mentre la Cina aveva iniziato ad utilizzare in modo efficace politiche molto simili per facilitare la crescita del proprio settore interno.

Come detto, la Cina detiene oggi una posizione di comando nella catena di approvvigionamento globale delle terre rare, dall’estrazione mineraria alla lavorazione fino agli usi finali.


Pechino utilizza numerosi strumenti per conservarne il dominio, come i controlli sulle esportazioni, le quote di produzione, gli investimenti statali nella ricerca di base, la nazionalizzazione dell’industria e, più recentemente, il consolidamento dello Stato in una mega-impresa integrata.


I costi ambientali e sanitari

L’estrazione di terre rare è altamente inquinante e sconta costi ambientali e sanitari elevati per le comunità locali.

Dopo che sono state rimosse dal terreno, devono essere separate, raffinate in ossidi e quindi trasformate in metalli e leghe prima di essere pronte per l’industria. Anche il processo secondario è altamente dannoso per l’ambiente.

Sebbene il passaggio del controllo della catena globale dagli Stati Uniti alla Cina sia stato inizialmente consentito da standard ambientali e normativi più permissivi di Pechino, non è vero che la Cina mantiene ora il suo vantaggio per questo motivo.

Negli ultimi dieci anni, Pechino ha introdotto nuove normative ambientali, applicato quelle esistenti ed innovato alcuni processi di estrazione e raffinazione, rendendoli più puliti.

Il predominio cinese nell’industria delle terre rare è una questione di politica, non di geografia, dunque.

Il processo di separazione e raffinamento è un’area in cui la Cina ha investito molto capitale intellettuale e molte risorse statali.


I rischi per i diritti umani e per l'ambiente nelle catene di approvvigionamento di minerali dove operano società cinesi, però, sono altissimi. Da gennaio 2021 a dicembre 2022, il Centro risorse per le imprese e i diritti umani ha registrato un totale di 102 denunce di abusi. I dati:

  • L'Indonesia ha il maggior numero di denunce di abusi registrate (27), seguita da Perù (16), Repubblica Democratica del Congo (RDC) (12), Myanmar (11) e Zimbabwe (7).

  • Oltre i 2/3 delle accuse (69) riguardano violazioni dei diritti umani contro le comunità locali . I rischi più salienti riguardano gli impatti sui mezzi di sussistenza, i diritti delle popolazioni indigene e l'insufficiente o la mancanza di consultazione.

  • Oltre la metà (54) delle accuse riguardano impatti ambientali negativi, in cui sono frequentemente registrati inquinamento dell'acqua, effetti sulla fauna selvatica e sull'habitat delle specie e problemi con l'accesso all'acqua.

  • Più di 1/3 delle accuse (35) riguardano i diritti dei lavoratori. La maggior parte riguarda i rischi per la salute e la sicurezza sul posto di lavoro.

  • Nonostante il numero significativo di denunce registrate, solo sette delle 39 aziende hanno pubblicato politiche sui diritti umani, indicando ampi margini di miglioramento sia nelle politiche che nelle pratiche.

I motivi del predominio cinese

Attualmente, il predominio di Pechino è dovuto più al loro investimento nel processo di separazione e raffinazione che alle politiche commerciali o industriali.

Nel 2012 il governo cinese ha avviato un processo di consolidamento del settore che ha trasformato l’industria in sei conglomerati statali regionali. A dicembre 2021 c’è stato un ulteriore consolidamento del settore con la creazione di una nuova megaimpresa. Il China Rare Earth Group è il risultato della fusione di tre grandi conglomerati minerari e due istituti di ricerca. Controllerà le terre rare pesanti e medie della Cina, sotto il controllo della Commissione statale per la supervisione e l’amministrazione dei beni di proprietà del Consiglio di Stato (il più alto livello amministrativo).


Il nuovo conglomerato controllerà il 30-40% circa dell’offerta globale. In futuro saranno consolidate anche le società del nord della Cina, intorno alla miniera di Baotou nella Mongolia interna e Pechino avrà solo due enormi imprese statali integrate verticalmente in grado di gestire l’estrazione di terre rare e la post-elaborazione. L’azienda del sud si concentrerà sui minerali pesanti, mentre quella del nord si concentrerà sui minerali leggeri (compreso il neodimio).


Dal sistema discriminatorio dei prezzi nazionali a quello delle quote di produzione

Per vincere la concorrenza, in passato Pechino ha fatto ricorso ad un sistema discriminatorio dei prezzi nazionali rispetto a quelli esteri e a controlli sulle esportazioni. In una causa intentata da Stati Uniti, Unione Europea e Giappone, però, i controlli sulle esportazioni sono stati dichiarati illegittimi nel 2015 perché contrari all’accordo di adesione della Cina all’OMC. A seguito di ciò, Pechino ha dovuto abbandonare il sistema dei controlli e si è affidata a quello delle quote di produzione, attraverso il quale è riuscita a mantenere un’offerta limitata e prezzi costantemente bassi. Le quote di produzione per i conglomerati regionali sono fissate centralmente dal Ministero del Commercio ed applicate dai governi locali. Negli ultimi anni, le quote di produzione non sono riuscite a soddisfare la domanda e stanno iniziando a mettere a dura prova il settore interno delle terre rare.

Attualmente la domanda interna ha superato l’offerta interna.

Il “Piano di sviluppo dell’industria delle terre rare” del 2016, pubblicato dal Ministero dell’Industria e delle Tecnologie dell’Informazione (MIIT) in concomitanza con il 13° Piano quinquennale, descrive molte di queste politiche con obiettivi di maggiore redditività e miglioramenti nell’alto valore aggiunto di alcuni segmenti del settore che soddisfano standard ambientali più elevati. Uno degli obiettivi era quello di “migliorare i meccanismi per mantenere stabili i prezzi dei minerali superiori limitando la produzione”. Il 13° Piano quinquennale, in particolare, si è focalizzato sul passaggio da un’economia “politica” a prodotti a più alto valore aggiunto con una maggiore sostenibilità ambientale. Gli obiettivi hanno incluso il rafforzamento della “governance ambientale geologica e del ripristino ecologico nelle regioni di estrazione intensiva di risorse minerarie” e “mineraria verde”. Quando nel 2021 è stato annunciato il 14° Piano quinquennale, molti degli obiettivi erano stati raggiunti o erano in corso di elaborazione.


La Cina, dunque, ha scalato la catena del valore con ingenti investimenti in ricerca e sviluppo e con l’esperienza accumulata nelle fasi intermedie della produzione.


Verso una nuova politica industriale a più alto valore aggiunto

L’ultimo piano è fortemente incentrato su una nuova politica industriale per spostarsi verso una produzione a più alto valore aggiunto, con tecnologie verdi e un’economia maggiormente guidata dalla produzione e dalla domanda interna. Molti degli obiettivi futuri – veicoli elettrici, tecnologia spaziale, nuovi materiali, informatica ed altro – richiederanno una fonte affidabile di terre rare, sia per i produttori cinesi che per quelli stranieri con sede in Cina.


Anche Pechino importa terre rare, in particolare quelle necessarie per i magneti permanenti. Importano anche un concentrato non trasformato dagli Stati Uniti, che viene poi raffinato all’interno dell’industria integrata cinese. La maggior parte delle importazioni di terre rare negli USA, però, sono prodotti finiti. Anche se la produzione mineraria statunitense è aumentata negli ultimi anni, il comando cinese del midstream non ha rivali.


Le vulnerabilità cinesi

Negli ultimi anni, la Cina ha anche iniziato a fare affidamento sull’estrazione di terre rare nelle regioni confinanti del Myanmar. Le importazioni provengono da miniere scarsamente regolamentate in quel Paese e probabilmente anche da minerali cinesi estratti illegalmente e riciclati oltre confine.


Anche la Cina deve affrontare vulnerabilità della catena di approvvigionamento. Ad esempio, quando le politiche sul Covid-19 hanno temporaneamente chiuso il confine tra Cina e Myanmar, il prezzo delle terre rare ha iniziato a salire drammaticamente. Queste pressioni sui prezzi sono state in una certa misura alleviate con la riapertura del confine e potrebbero essere ulteriormente migliorate dalla creazione della mega-impresa di cui si è detto.


La domanda globale delle terre rare è in aumento

La domanda di terre rare, in particolare di quelle pesanti che possono essere utilizzate nei magneti permanenti, è in aumento e si prevede che crescerà ancora nei prossimi decenni.


Il neodimio, ma anche il disprosio, il praseodimio e il samario dovrebbero aumentare notevolmente nei prossimi anni in gran parte a causa delle tecnologie ecologiche, in particolare nell’industria automobilistica dove i magneti permanenti al neodimio ferro-boro (NIB) vengono utilizzati per i motori (la tecnologia e le esigenze minerali sono simili per le turbine nell’eolico). Il neodimio si trova nelle macchine per la risonanza magnetica e nei laser e i magneti NIB si trovano nei computer, nei telefoni cellulari e in altri dispositivi elettronici, oltre che in turbine eoliche e motori. Gli usi finali comprendono il settore sanitario, l’energia verde, la difesa e prodotti di consumo di tutti i giorni. I magneti NIB sono onnipresenti.


Entro il 2025, si prevede che la domanda totale per le principali applicazioni di magneti permanenti in terre rare sarà di 94.500 tonnellate. Nel 2020, la produzione globale di terre rare è stata di 240.000 tonnellate, inclusi tutti i 17 elementi, non solo quelli chiave.


L'investimento della Cina in R&S

L’investimento della Cina in R&S e la portata della sua esperienza rispetto ad altri Paesi sono evidenti nell’industria dei magneti permanenti e nell’assegnazione di brevetti. Nel 2021, mentre la Cina ha ottenuto solo il 48% dei brevetti concessi in generale sui magneti permanenti, il 99% dei brevetti sui magneti al neodimio e l’86% di quelli sui magneti in samario-cobalto sono stati cinesi. Anche i brevetti nel settore delle terre rare hanno questa tendenza.


Le vulnerabilità della catena di approvvigionamento, dunque, derivano dalla concentrazione del mercato in Cina.

Pechino, però, non sarà in grado di soddisfare la propria domanda interna in aumento, né i bisogni globali, in particolare per il neodimio ed altre terre rare chiave necessarie per i magneti permanenti. Senza queste terre rare, diventa di difficile realizzazione anche la politica della transizione energetica globale.

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