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Stato costituzionale o sistema autoritario? Confronto tra Italia e Spagna

di Gabriele Iuvinale

E' il virus che divide le istituzioni e la politica, oppure è la politica dell'Esecutivo che ha fatto emergere tutte le sue incapacità, e presunzioni, nella gestione della pandemia, arrogandosi, senza un reale confronto democratico, poteri che la storia repubblicana di questo Paese non ricorda dal gennaio 1948, cioè dall'entrata in vigore della Costituzione?

In un sistema liberale, i diritti fondamentali non sono ostacoli che devono essere rimossi in situazioni difficili. I diritti fondamentali, al contrario, stimolano il discorso pubblico. Distinguono lo Stato costituzionale dal sistema autoritario.

All'inizio di questa pandemia, noti costituzionalisti avevano invocato l'istituzione di un governo di larghe intese, aperto cioè anche alle forze di opposizione. Motivo? Esercitare un vero e sincero controllo parlamentare della gestione della pandemia. Un sano e costruttivo dibattito democratico anche sui diritti fondamentali del cittadino che la Costituzione riconosce e tutela nei suoi primi 12 articoli. Norme, che rappresentano il nocciolo duro della fonte delle fonti, intangibili anche per una legge di revisione costituzionale.

Così dovrebbe essere in uno Stato Costituzionale.

E lo scambio di opinioni avrebbe dovuto essere esteso anche ad altre tematiche quali, ad esempio, la politica economica, la protezione sociale dei cittadini, la sanità pubblica, i rapporti con l'Unione Europea, per citarne alcune.

Ma in terra italica, come abbiamo visto, i diritti fondamentali della persona sono stati concepiti come veri e propri ostacoli da rimuove. Ed è pure mancato un confronto parlamentare sul resto, come sull'allocazione dei fondi del NGEU.

Conosciamo bene la storia dei DPCM. Il Consiglio dei Ministri emette il decreto legge conferendo poteri speciali al Premier e le forze di maggioranza parlamentari, spesso sotto fiducia, convertono il provvedimento in legge ordinaria.

Ed il confronto parlamentare con le forze di opposizione dov'é?

Non dovrebbe essere il fondamento di uno Stato liberale?

Ma il vero problema non è tanto nella procedura utilizzata, quanto nella cosciente volontà dell'Esecutivo di volersi sottrarsi ad un confronto pubblico. E questo, oltre ad evocare un potere autoritario, ha finito finanche per generare ciò che abbiamo definito come la "politica della paura".

Ma in Francia, Germania e Belgio, però, come abbiamo visto, un confronto parlamentare non è mancato, anzi tutte le forze politiche hanno fatto "massa critica" per affrontare al meglio la situazione.

Idem in Spagna, dove la politica ha deciso di aprirsi ad una valutazione collegiale della crisi pandemica, come ci racconta un interessante studio pubblicato dal Senato.

In Spagna, in particolare, il Congresso dei deputati (la Camera bassa), in ottemperanza ad una decisione unanime dell’Ufficio di Presidenza del 28 aprile, ha istituito una Commissione ad hoc per la ricostruzione sociale ed economica su iniziativa di alcuni gruppi parlamentari. Il Regolamento del Congresso, difatti, all’articolo 53 consente la creazione di "Commissioni non permanenti" su iniziativa dell'Ufficio di Presidenza, di due gruppi parlamentari e di un quinto dei componenti del Congresso, sentita la Giunta dei portavoce.

In particolare, in base all'articolo 39, i portavoce dei Gruppi parlamentari costituiscono la Giunta dei Portavoce, che si riunisce sotto la presidenza del Presidente del Congresso. Alle riunioni della Giunta partecipano almeno un Vicepresidente, uno dei Segretari della Camera e il Segretario Generale.

La Commissione per la ricostruzione sociale ed economica, dunque, non è una Commissione di inchiesta ma una Commissione speciale, con oggetto e durata definiti. Le decisioni della Commissione sono assunte con voto ponderato in base al numero di deputati di ciascuno dei gruppi parlamentari nell'Assemblea.

Le ragioni dell'istituzione della Commissione speciale, come detto, sono dipendenti dalla pandemia da coronavirus. In Spagna, come in qualsiasi altro Paese, la crisi sanitaria è diventata una crisi economica e sociale drammatica ed occorreva, dunque, elaborare soluzioni condivise, basate su un vero confronto parlamentare.

Il lavoro della Commissione, quindi, ha riguardato quattro grandi questioni:

  • il rafforzamento della sanità pubblica;

  • la riattivazione dell’economia e la modernizzazione del modello produttivo;

  • il rafforzamento dei sistemi di protezione sociale, dei cittadini e il miglioramento del sistema fiscale;

  • la posizione della Spagna nell’Unione europea.

La Commissione per la ricostruzione economica, formata da 46 membri in proporzione alla consistenza numerica dei gruppi, si è costituita il 7 maggio 2020. Nella seduta costitutiva, il Presidente ha precisato che la "Commissione non è uno strumento di controllo, non è un tavolo di negoziazione tra l'opposizione e il governo, ma piuttosto è la manifestazione dello sforzo collettivo di tutti e tutti i rappresentanti dei cittadini per cercare insieme una soluzione globale, sociale ed economica" per la Spagna.

Lo scopo era di proporre misure e cercare accordi, anche nell'allocazione delle risorse.

La Commissione si è suddivisa in gruppi di lavoro. Nella seduta del 3 luglio 2020 sono state esaminate e approvate le conclusioni della Commissione, posi sottoposte all'esame del Congresso nelle sedute del 22 e 29 luglio. Il 29 luglio, l'Assemblea del Congresso ha approvato le conclusioni della Commissione, il cui lavoro si è ritenuto dunque esaurito.

Allora, questa soluzione "democratica" non poteva essere adottata anche in Italia?

Non dimentichiamo che il discrimine tra uno Stato costituzionale ed una istituzione autoritaria è, essenzialmente, la presenza di un dialogo parlamentare riguardante i diritti fondamentali del cittadino. Diritti, che qui sono stati compressi senza un vero dibattito pubblico.


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