La Cina ha lanciato un progetto volto a dirottare le menti verso una “guerra cognitiva” contro l'Occidente
G e N Iuvinale
Il cervello “è il campo di battaglia di domani”, secondo James Giordano, esperto di biosicurezza. E questo aspetto non sfugge al Partito Comunista Cinese (PCC).
Recenti rapporti mostrano come il PCC sia determinato a conquistare il dominio cognitivo non solo a livello nazionale, ma anche globale.
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Controllare la mente significa controllare la persona. In breve, controlla abbastanza menti e potrai controllare il mondo.
Il PCC ritiene che il dominio cognitivo sia fondamentale per ottenere la vittoria in qualsiasi conflitto. Mentre gli attacchi cinetici hanno un bersaglio fisico specifico, nel dominio cognitivo il bersaglio è la mente. Nel conflitto si possono ottenere grandi danni fisici, ma se l'avversario ha ancora voglia di combattere, non è ancora stato sconfitto", afferma l'Istituto cinese di studi aerospaziali del Dipartimento dell'Aeronautica Militare statunitense.
Le percezioni e la narrativa possono essere controllate in modo da raggiungere obiettivi strategici senza la necessità di un conflitto reale.
L'interesse cinese
Il dominio cognitivo non è qualcosa di unicamente cinese, ma un concetto sviluppato per la prima volta dal Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti nel suo rapporto al Congresso del 2001 intitolato “Network Centric Warfare”.
Per l'Esercito Popolare di Liberazione (PLA), il dominio cognitivo è un'area di discussione e analisi. Recentemente, l'Accademia cinese delle scienze militari (AMS) ha pubblicato un lavoro intitolato "Taking the Pulse of Cognitive Domain Operations" che analizza come avere successo nel settore atteverso otto caratteristiche operative.
Questo lavoro fornisce informazioni sulla possibile mentalità strategica della PLA e in particolare su come la tecnologia, il dominio dell’informazione e le componenti sia militari che civili abbiano un ruolo da svolgere nella battaglia per conquistare le vette del dominio cognitivo.
Giordano, professore di neurologia e direttore del Programma di Neuroetica presso il Medical Center della Georgetown University, ha dichiarato al Daily Express US che il concetto di guerra cognitiva implica due dimensioni.
La prima, "impegna la comprensione e i mezzi di accesso ai sistemi e ai meccanismi neurologici che sono stati identificati come operativi e funzionalmente partecipativi nei processi cognitivi (ed emotivi) sia individuali che di gruppo".
Ciò significa "dirottare il cervello umano".
La seconda dimensione, nota Giordano, direttore dell’Institute for Biodefense Research di Washington DC , è “più un approccio indiretto o implicito”, che impiega una varietà di metodi nefasti “per influenzare percezioni, credenze, atteggiamenti, comportamenti, valori individuali e collettivi”.
Ciò può comportare l’uso di “vari segni e simboli, contenuti, costrutti e contesti narrativi e persino la manipolazione diretta dell’ambiente e dell’ecologia”, aggiunge.
La seconda dimensione potrebbe riguardare l’uso di deepfake e la manipolazione indiretta di app popolari, come TikTok. È interessante notare che, sebbene TikTok sia di proprietà di un'azienda cinese, è vietata in Cina.
Giordano avverte che app come TikTok potrebbero essere sempre più utilizzate per “sfruttare l’influenza nelle narrazioni”. TikTok ha ripetutamente negato che l'azienda sia in influenzata dal Governo cinese e non consente al PCC o all'Esercito popolare di liberazione (PLA) di interferire con il suo prodotto.
La strategia cinese di “guerra cognitiva”.
I teorici cinesi hanno descritto l’importanza della guerra cognitiva in grande dettaglio, discutendo i molti modi in cui le opinioni pubbliche possono essere manipolate attraverso mezzi psicologici. L'esperto militare Sun Tzu parlava della possibilità di conquistare le menti dei nemici senza dover mai ricorrere alla violenza fisica. Esattamente 20 anni fa, la PLA, il braccio armato del PCC, ha delineato la strategia delle "Tre guerre" da vincere: quella dell’opinione pubblica (influenzando i dibattiti e i punti di discussione nazionali e internazionali), la guerra psicologica (la necessità di modellare le esperienze soggettive e controllare le varie narrazioni che che si impiegano) e la guerra legale (ottenere sostegno e riconoscimento internazionale attraverso mezzi legali. Ad esempio, firmando trattati con altri paesi e influenzando importanti organizzazioni come l’ONU, l’OMS e i BRICS).
Negli ultimi tempi, il PCC ha dedicato più tempo allo studio della guerra psicologica. Nel 2020, l’accademico cinese Guo Yunfei ha scritto un pezzo in cui descriveva la conquista del nemico “senza combattere”.
Prendere di mira il cervello, ha sostenuto, dovrebbe essere considerato l’obiettivo principale dei militari.
Il consiglio di Yunfei è giunto nello stesso periodo in cui il PCC ha svelato la sua nuova strategia militare: la guerra “intelligentizzata”. In termini semplici, questa nuova forma di guerra sposa le forme tradizionali di guerra cognitiva con il campo emergente dell'Intelligenza Artificiale (AI) In questo momento, la Cina è in testa alla corsa all’intelligenza artificiale.
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Pechino utilizzerà l'intelligenza artificiale "per riconoscere modelli definibili nella semantica, nella semiotica (cioè immagini e simboli), nel contesto e nelle applicazioni delle informazioni in modi che influenzano le credenze, le emozioni, le decisioni e le azioni di vari gruppi collettivi (americani e occidentali)", ha affermato Giordano.
"Più dati si possono raccogliere", dice, "maggiore è l'influenza dirompente". Considerato che tra poco più di un anno si svolgeranno probabilmente le più importanti elezioni nella storia degli Stati Uniti, dovremmo aspettarci che le operazioni di intelligenza artificiale della Cina aumentino di intensità.
Pechino è uno dei principali attori nella battaglia per conquistare le menti degli occidentali.
"Attualmente", afferma Giordano, "la Cina si dedica in modo considerevole alle scienze neurocognitive, con una direzione sia esplicita che implicita verso l'uso dirompente della scienza e della tecnologia, in una varietà di modi che fanno leva sulle capacità e sull'egemonia cinese - dal punto di vista economico, ambientale, nonché in scenari di intelligence e militari che consentono il potere nazionale sulla scena internazionale".
Inoltre, "è importante ricordare che il prodotto interno lordo della Cina è secondo solo a quello degli Stati Uniti; e che una frazione considerevole del PIL cinese è dedicata alla scienza d'avanguardia e agli sviluppi tecnologici, con particolare enfasi sulla convergenza scientifica integrativa che consente la congiunzione di discipline scientifiche fisiche, naturali e sociali verso scopi definiti, finalizzati allo sviluppo di metodi e strumenti con ampia capacità e impatto".
"La crescente ascesa scientifica e tecnologica della Cina sull'attuale palcoscenico mondiale" dovrebbe preoccupare i responsabili delle decisioni negli Stati Uniti e non solo.
Attraverso sofisticate operazioni di psyop (psychological operations) e sistemi di intelligenza artificiale sovralimentati, la Cina sembra in grado di sfruttare l'Occidente in modi che un tempo erano riservati alle pagine dei romanzi di fantascienza.
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