Il grande progetto di sviluppo economico cinese nel mondo occidentale, la Belt and Road, avrà una terza e conclusiva fase: la difesa militare degli investimenti e delle rotte commerciali da potenziali minacce. Accanto all'Esercito di Liberazione Popolare, che già opera da retroguardia, la Cina ha già in loco diverse società di sicurezza private (PSC) pronte ad intervenire
G Iuvinale
Ormai è una certezza: la Cina difenderà i propri interessi nazionali esteri, consolidati attraverso la Belt and Road Initiative (BRI), con l'uso della forza miltare. Questa sarà la terza e conclusiva fase del progetto di svliluppo globale, tentacolare, di Pechino. Fase, che seguirà, pedissequamente, quella del suo consolidamento, peraltro già in avanzato stato di attuazione.
Foto: Analisidifesa
Militarmente, la Cina opererà attraverso l'uso di mezzi non convenzionali, irregolari e subdoli come, ad esempio, con le società di sicurezza private (PSC), peraltro già inviate da Pechino in alcuni punti considerati significativamente strategici.
L'allarme sull'impiego delle PSC cinesi arriva dal Center for Strategic and International Studies (CSIS), un importante think tank statunitense esperto di politica internazionale, in un recente report intitolato A Stealth Industry: The Quiet Expansion of Chinese Private Security Companies.
In particolare, secondo il CSIS, da 20 a 40 PSC cinesi già opereno all'estero in circa 40 Paesi e più di 7.000 vengono gestite a livello nazionale.
Nel contesto delle crescenti minacce alle infrastrutture cinesi e ai cittadini cinesi all'estero e alla riluttanza del governo cinese a schierare l'Esercito popolare di liberazione all'estero, i PSC sono uno strumento ben posizionato per il Partito Comunista Cinese (PCC) per proiettare il proprio potere all'estero, sostiene il documento aggiungendo come la la Cina sia una potenza asimmetrica finalizzata a degradare l'influenza degli Stati Uniti nel mondo.
Il brief del CSIS, dunque, ha uno scopo preciso: denunciare l'importanza delle PSC cinesi come parte di una più ampia proiezione del potere di Pechino e sollecitare, di conseguenza, i responsabili politici a prendere atto di questo problema agendo con misure che vadano a mitigare gli sforzi del PCC di diffuzione dell'influenza cinese attraverso le PCS.
L'uso di società di sicurezza private cinesi
La Cina esercita uno stretto controllo sul suo settore della sicurezza. Ha dettato limiti alla portata dei servizi militari e di sicurezza che le sue società private possono svolgere a livello nazionale e all'estero. Pechino ha proibito esplicitamente le società militari private (PMC) ma ha legalizzato le PSC nel settembre 2009.
Da allora, le PSC sono rapidamente proliferate, oscurando sempre più il confine tra sicurezza e servizi militari.
Uno studio del 2018 del Mercator Institute for China Studies (MERICS), rileva come oltre 7.000 PSC operano a livello nazionale in Cina, mentre le PSC cinesi avrebbero una presenza modesta all'estero. Secondo il MERICS, circa 20 PSC cinesi opererebbero all'estero, impiegando circa 3.200 dipendenti professionisti della sicurezza.
Altri studi, invece, citano numeri più alti, suggerendo che tra i 30 ei 40 PSC cinesi opererebbero all'estero in talune località che vanno dall'Asia centrale all'Africa.
Secondo il CSIS, l'ampio uso da parte della Cina delle PSC a livello nazionale suggerisce che molte più risorse di questo tipo potrebbero essere impiegate in un contesto internazionale, aiutando la Cina a proiettare potere oltre i suoi confini.
È anche importante notare, aggiunge il think tank USA, la distinzione tra PSC cinesi indipendenti, che ricevono finanziamenti o contratti dal Governo cinese, e quelle sotto il diretto controllo del Governo di Pechino e del personale addetto alla sicurezza che lavora direttamente per le imprese statali cinesi.
I dati concreti sul numero, le dimensioni e la distribuzione geografica dei PSC cinesi, però, rimangono sfuggenti, prosegue il CSIS. Le uniche fonti di dati includono una manciata di rapporti di think tank, dichiarazioni pubbliche di resoconti dei media statali cinesi e rapporti open source. Non ci sono studi ad ampio raggio sui PSC cinesi, né esistono elenchi completi pubblicamente disponibili.
Uno studio futuro che fornisca un'analisi completa di tutte le società cinesi che forniscono servizi di sicurezza sarebbe uno strumento utile per comprendere la portata dell'industria cinese delle PSC.
Nonostante i dati quantitativi scarsi sulle PSC cinesi, esistono dati qualitativi sulla loro distribuzione geografica, incluso lo studio MERICS del 2018 che ha identificato oltre 40 Paesi in cui i PSC cinesi operano all'estero.
Le PSC cinesi sono pronte ad espandere le attività all'estero, soprattutto in considerazione degli investimenti nella BRI.
Tra gli studi di think tank esistenti sui PSC cinesi, molti si concentrano sul coinvolgimento delle PSC cinesi nei progetti BRI, incluso uno studio della China Africa Research Initiative (CARI) presso la Johns Hopkins School of Advanced International Studies (SAIS ) del marzo 2020 sulle PSC cinesi in Africa e uno studio dell'ottobre 2020 sui PSC cinesi in Asia centrale della Oxus Society for Central Asian Affairs.
La legge cinese vieta alle proprie PSC all'estero di usare la forza, ma queste limitazioni non sono imposte a quelle nazionale.
Tuttavia, dice il CSIS, non è improbabile che in futuro il PCC possa cambiare la sua politica e consentire alle PSC cinesi che operano a livello internazionale di usare la forza.
Attualmente, le PSC sono regolate da un accordo non vincolante del 2008, cioè dal Documento di Montreux, risultato di un negoziato internazionale guidato dal Governo svizzero e dal Comitato internazionale della Croce Rossa. E La Cina è uno dei firmatari originali di questo documento. Ma è probabile, sostiene il CSIS, che a causa delle crescenti minacce del terrorismo internazionale e dei sentimenti anti-cinesi, il Governo cinese arriverà a schierare le prorie PSC in quei luoghi dove la sua presenza sta crescendo in tutto il mondo. E nel tentativo di rispondere a queste minacce, i PSC cinesi potranno svolgere un ruolo sempre più vitale nella protezione dei cittadini stranieri cinesi che operano all'estero.
Ed ecco che torna in ballo la Belt and Road Initiative (BRI).
Una delle aree di opportunità più ovvie per la Cina di schierare le sue PSC è proprio lungo i suoi investimenti infrastrutturali del corridoio della BRI, ci dice il CSIS.
Gli investimenti cinesi includono località in Paesi in via di sviluppo e in zone di conflitto in cui i PSC possono avere particolare rilevanza per la difesa degli investimenti di Pechino e delle sue infrastrutture critiche.
Foto rapporto CSIS
Ed anche il dominio marittimo è una componente chiave della BRI, aggiunge il documento del CSIS. Alcuni lavori accademici nel settore marittimo hanno documentato l'uso di PSC cinesi all'estero per fornire guardie armate per proteggere l'industria marittima dai pirati, per addestrarsi per i viaggi VIP e per fornire servizi di rapimento e riscatto, in particolare intorno al Corno d'Africa. E poiché la Cina continua a far crescere i suoi investimenti BRI all'estero, in particolare nelle aree di conflitto come il Corno d'Africa, il suo settore marittimo rimarrà una vulnerabilità, il che potrebbe indurre Pechino ad utilizzare le PSC per fornire protezione ai cittadini cinesi che lavorano nel settore marittimo.
Infine, secondo il CSIS, un'ultima area di opportunità per le PSC cinesi all'estero sarebbe rappresentata dall'addestramento delle forze militari straniere. Un recente rapporto dei media open source ha fatto luce sulle forze paramilitari cinesi conosciute come Polizia armata popolare (PAP). Questa forza ha usato tattiche violente per sedare le proteste nello Xinjiang e ad Hong Kong ed è stata persino schierata a Cuba per addestrare la polizia nelle misure di controllo delle sommosse. Il gruppo gestisce attualmente un'accademia di formazione a Kunming (capoluogo della provincia cinese dello Yunnan) dove ha addestrato la polizia di oltre 60 Paesi.
Se non affrontata, la Cina continuerà ad affermare la sua influenza sulla sicurezza all'estero attraverso mezzi non convenzionali e non palesi, conclude il think tank.
Gli Stati Uniti e i suoi alleati, pertanto, devono aumentare la loro comprensione delle PSC cinesi. Anche se i dati concreti sulla portata dell'industria cinese della sicurezza privata rimangono tutt'ora sfuggenti, ciò che è chiaro, dice il CSIS, è che la domanda delle PSC cinesi, così come la loro potenziale offerta, tenderà ad espandesi, soprattutto lungo la BRI, nel settore marittimo e nell'addestramento delle forze di polizia e di sicurezza straniere nei paesi in via di sviluppo.
Siamo alle porte, dunque, della cosiddetta fase tre della Belt and Road, cioè della difesa militare degli interessi esteri di Pechino.
Per approfondimenti sulla fase uno, due e tre della BRI il post di Extrema Ratio.
I documenti ufficiali del Governo cinese sulla Belt and Road li trovate qui.
Comentarios